VASTO – La città de L’Aquila è stata recentemente il fulcro di un importante evento nel mondo dell’economia, ospitando la conferenza annuale della Società Italiana di Economia (SIE). Fondata nel 1950, la SIE è una delle più eminenti organizzazioni dedite alla promozione della ricerca economica in Italia e il suo raduno annuale rappresenta un appuntamento di risonanza internazionale. Quest’anno, la conferenza si è svolta dal 19 al 21 ottobre ed è stata ospitata dal Gran Sasso Science Institute (GSSI), con il prezioso supporto del Consiglio regionale e del Comune de L’Aquila.
Ai nostri microfoni la testimonianza di Elisa D’Adamo, l’unica rappresentante di Vasto, esperta economista, in particolare sui settori high-tech, tra cui l’energetico, il chimico, il farmaceutico e il nucleare, nonché esperta di brevetti. In un’intervista, D’Adamo ha condiviso la sua esperienza relativa ai giorni della conferenza.
«La Riunione Scientifica Annuale della Società Italiana degli Economisti è l’appuntamento annuale in cui economisti italiani e non, si riuniscono per confrontarsi sugli ultimi risultati delle ricerche accademiche condotte, al fine di stimolarne la discussione e diffusione. Questo evento non è solo utile agli accademici più esperti, ma soprattutto agli young scholars, come dottorandi o post-doc, come me, nel reperire utili consigli sulle loro prime ricerche, nonchè fare network. Nella realtà accademica attuale, infatti, la collaborazione transdisciplinare è fondamentale non solo per garantire una didattica adeguata, ma soprattutto per eccellere nella ricerca e nella pubblicazione dei suoi risultati: per ogni domanda di ricerca, le possibili modalità di analisi sono tante, così come molti possono essere i risvolti economico-sociali, e credo che avvalersi di colleghi con background diversificati e specializzati in maniera differente da quanto individualmente si dispone, possa essere la chiave per delle ricerche brillanti. Nei 3 giorni di Riunione ci sono state oltre 120 sessioni parallele, nelle quali si sono toccati moltissimi ambiti: economia del lavoro, PNRR, machine learning, politiche di coesione, disastri naturali, tecnologia ed innovazione, policy evaluation, sono solo alcuni dei tantissimi ambiti nei quali i più di 500 accademici hanno presentato i loro lavori. Un ruolo particolare è stato poi dedicato alla disparità di genere, non solo tramite la presentazione di ricerche volte a mitigare il gender gap, ma anche grazie alle sedute plenarie focalizzate sul ruolo delle donne nell’economia. Sostenibilità, cambiamento climatico ed economia circolare si sono rivelati essere temi trasversali e ricorrenti in tutte le sessioni, dimostrando quanto l’attenzione anche di ricerca vi si stia focalizzando. Oltre l’arricchimento del proprio network professionale, l’output principale per tutti è stato l’arricchimento personale che deriva dalla condivisione delle proprie idee di ricerca e i propri risultati e, soprattutto, dal ricevere feedback e suggerimenti. La ricerca è un processo che si autoalimenta: grazie all’ascolto e alla scoperta del punto di vista altrui, spesso si riesce a cambiare prospettiva, aprendosi a nuove ipotesi, nuovi strumenti e nuove metodologie. Ovviamente bisogna anche essere pronti alle critiche, ma solitamente arrivano corredate di utilissime soluzioni, ed è proprio questo il grande potere delle conferenze: che tu lo veda o no, se c’è un problema, troverai sempre qualcuno nell’uditorio pronto a darti una mano».
Nel corso dell’intervista, Elisa ci ha poi illustrato il suo significativo contributo alla conferenza in termini di ricerca: «Un capitolo della mia tesi dottorale è stato selezionato per essere discusso durante la sessione dedicata ai brevetti, essendo il mio percorso accademico focalizzato sull’analisi del ruolo strategico di questi strumenti per le imprese. In particolare la ricerca voleva verificare la presenza di una reazione del mercato finanziario al sopraggiungere della notizia di una litigazione sovranazionale con ad oggetto lo strumento di proprietà intellettuale; una seconda analisi ha poi messo in luce quelli che sono i fattori strategici che stimolano la reazione degli investitori, nonché la magnitudo. Nel complesso è stato un lavoro ampiamente apprezzato, poiché muove i primi passi verso la transizione della considerazione dei brevetti da una prospettiva qualitativa, strettamente legata alle caratteristiche del brevetto stesso, ad un’ottica integrata nel contesto d’impresa in cui il ruolo strategico del brevetto, e della sua litigazione, è predominante».