di Nicola D’Adamo
VASTO – Arriva Halloween e tutti credono che sia la solita moda americana giunta in Italia, con zucche gialle intagliate e bambini vestiti con figure terrificanti che vanno in giro chiedendo doni con la domanda “dolcetto o scherzetto?”. Ma le cose non stanno così: tutte le tradizioni americane provengono sempre dal Vecchio Continente.
Le origini europee. Per molti studiosi Halloween è una festa popolare pre-cristiana, che affonda le sue origini nel più remoto passato delle tradizioni europee, quando le popolazioni tribali usavano dividere l’anno in due parti, in base ai cicli del raccolto o alla transumanza del bestiame.
In Irlanda rappresentava il capodanno celtico. Il “Semhain” infatti era l’importante festa che segnava la fine dell’estate e l’inizio della stagione fredda. Questo passaggio era il solo momento in cui il mondo dei vivi e quello dei morti potessero entrare in comunicazione. Addirittura i morti potevano tornare nel mondo dei vivi e far sentire la loro presenza.
Tradizioni simili in Abruzzo. Può sembrare strano ma in Abruzzo c’era qualcosa di molto similare. Lo ha descritto molto bene –Vittorio Monaco nel suo libro “Capetiempe”. Nella pagina fb di BiA Biblioteche in Abruzzo si legge questo commento. “CAPETIEMPE la nostra Halloween. Lo sapevate che fin dalla notte dei tempi, l’Abruzzo interno e in particolar modo la Valle Peligna, ha sempre avuto la sua festa di Halloween? Si chiamava Capotempo “Capetiempe” e si rifaceva al Capodanno Celtico “Samhain” risalente al IV secolo a.c.. I nostri antenati seguivano il calendario agricolo secondo il quale l’anno iniziava il 1 novembre e nella notte del 31 ottobre, il tempo che per i Celti aveva una dimensione circolare, si capovolgeva e i morti tornavano sulla terra insieme ai vivi. In questo caos, nell’attesa che tutto ricominciasse, si dava il ben tornato ai morti con tavole lasciate imbandite durante la notte dietro porte semichiuse, banchetti funebri, ceri accesi sulle finestre per indicare ai morti la strada verso quelle che furono le loro case e nel contempo si spaventavano le anime cattive con zucche illuminate. La sera di “Tutti i Morti”, ancora oggi in alcun paesi d’Abruzzo si accendono i ceri sui davanzali delle finestre”. Gli esempi abruzzesi ed anche delle altre regioni sono tanti e sarebbe troppo lungo elencarli.
Tre giorni dedicati ai morti. Ma che cosa significa “Halloween”? Qualcuno tira in ballo lo scozzese “All Hallows’ Eve” che tradotto significa “Notte di tutti i santi”, ovvero la vigilia di Ognissanti. Per qualcun altro ha invece a che fare con la leggenda irlandese di Jack O’ Lantern, condannato dal diavolo a girovagare il mondo di notte con una lanterna scavata in una zucca. In inglese scavare si dice “to hollow” e quindi “hollowing”, che presto diventa “Halloween”. Ma anche noi abbiamo la nostra festa dei morti: si celebra il 2 novembre ed è una festa religiosa. Apparentemente ha poco a che fare con i travestimenti e i “dolcetto o scherzetto?“, ma in passato le cose stavano diversamente. Halloween, Ognissanti e la Commemorazione dei defunti sono tre feste che hanno molte cose in comune. A partire dalla loro origine: quando la Chiesa cattolica si trovò ad affrontare il problema delle feste pagane, tra cui quella di Halloween, molto radicate nei costumi popolari, capì che era più facile inglobarle che estirparle. In risposta ad Halloween, Papa Gregorio II spostò la festa di Ognissanti al primo novembre; più tardi, venne istituito anche il Giorno dei Morti, il 2 novembre.
A Vasto uno spirito va in sogno ad un contadino e gli indica dov’è sepolto il suo scheletro. Le tradizioni popolari sono ricche di racconti di morti che fanno sentire la loro presenza, specialmente di notte. A tal proposito c’è una storia che vogliamo raccontare avvenuta a Vasto nel dopoguerra con protagonista il contadino Camillo Cicchitti residente della zona di Villa De Nardis. Uno spirito gli va in sogno e gli indica dove è sepolto suo scheletro. Lui inizialmente non ci crede, ma poi scavando trova le sue ossa in perfetto stato di conservazione
L’episodio è raccontato in un lungo articolo del compianto Giuseppe Catania che proviamo a sintetizzare.
“Ogni tanto accade che i contadini dell’agro di Vasto, nell’eseguire i lavori di campagna, scoprano casualmente antiche tombe, molte delle quali appartenenti a necropoli romane (…),
Ma l’episodio vissuto da contadino Camillo Cicchitti, un uomo di mezza età, duro alle fatiche campestri, ha del sensazionale. Egli, da qualche, tempo, è andato ad abitare in una masseria in località San Salvatore n. 29 (oggi Villa De Nardis). In questi giorni era intento a curare la piantagione di un carciofeto. L’altra notte gli appariva in sogno una figura che lo avvertiva di fare attenzione, nello scavare, a non distruggere la tomba esistente nell’orto e badare alle ossa contenute. Camillo Cicchitti, però, non è tipo che si lascia impressionare e non ha dato alcun significato alla visione, né tantomeno ascoltava la preghiera del misterioso protagonista di quel sogno. Perciò continuava nel suo lavoro. La notte seguente, la figura, questa volta più distinta, gli indicava il punto esatto in cui doveva scavare per trovare lo scheletro di cui doveva aver cura di far conservare. Questa volta, il contadino, alzatosi di buon’ora, dava di mano alla zappa e iniziava a scavare nel punto indicato, tanto per tranquillizzare se stesso, ma anche perché gli era nato un sospetto che, chissà, poteva trattarsi di qualche piccolo tesoro, come talvolta accade ai protagonisti dei romanzi di avventura. Dopo aver, dunque, dissodato alcune zolle di terreno, ecco apparire un teschio. Lo sbalordimento di Camillo è stato più che comprensibile. Man mano che scavava, emergeva tutto intero lo scheletro di un corpo umano. Di tesori, però, niente; nemmeno l’ombra! (…) La notizia del rinvenimento ha destato, così come è avvenuta, la curiosità, giungendo a Vasto ed interessando le autorità per la rimozione. Anche per stabilire l’epoca in cui risale il seppellimento di quelle ossa. (…).Dalla conformazione del cranio e della dentatura, oltre che della formazione del bacino e degli arti inferiori, si è potuto stabilire che lo scheletro rinvenuto fosse appartenuto al corpo di una donna. Questo particolare è importantissimo per metterlo a confronto con l’esistenza nel luogo dell’antichissimo oratorio di San Salvatore in Linari , da cui la località ha preso la denominazione. (…) Può darsi che quelle ossa siano di qualche suora o famiglia di quell’oratorio. (…) Lo scheletro, ancora in perfetto stato di conservazione, grazie alla natura del terreno costituito da arenaria, è ora lì. Fa parlare di sé, sia pure a distanza di tanti secoli ed in modo così inaspettato, e costituisce la curiosità di molti. Certo è che Camillo Cicchitti, d’ora in poi, continuerà a zappare la sua terra più profondamente e con accortezza, badando soprattutto di fare attenzione ai sogni: non si sa mai…”.
In conclusione, pare che defunti e popolo abruzzese abbiano una sorta di convivenza stretta durante tutto l’anno, ma i defunti hanno l’abitudine di tornare nelle loro ex case nella notte di Ognissanti.
Come dicevamo, si tratta di sopravvivenze di riti antichissimi: in America si chiama Halloween, da noi assume altri nomi, ma la sostanza è la stessa.