VASTO – In questa 29a domenica del Tempo Ordinario | A, dalla Liturgia della Parola, nel Vangelo di Matteo, ascoltiamo: «[I farisei presentarono a Gesù un denaro]. Egli domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
All’interno di questo breve dialogo appare chiaramente l’interesse dei farisei che non vogliono imparare da Gesù, ma «coglierlo in fallo nei suoi discorsi». Il racconto, dunque, insiste sulla malizia degli interlocutori, che adulano il Maestro dicendo che Egli è «veritiero, insegna la via di Dio con verità, non guarda in faccia a nessuno», tutte cose che essi non pensano realmente di Lui, perché sono «ipocriti», cioè falsi, portatori di una maschera, e intendono solo «metterlo alla prova». Essi non vogliono veramente onorare il Signore ed Egli lo sa, «conosce la loro cattiveria» e non si presta al loro gioco: chiede di chi siano l’immagine e l’iscrizione, ottiene in risposta il nome di Cesare e invita a dare all’imperatore quello che è suo, perché porta la sua immagine, e a dare a Dio quello che è di Dio. E cosa, nel mondo, porta l’immagine di Dio, l’impronta inequivocabile della sua azione e della sua maestà, se non l’Adamo e la Eva di ogni tempo, cioò l’uomo e la donna che Egli «ha fatto secondo la sua somiglianza» (Gen 1,26)?
Ogni vita umana somiglia al nostro Dio e gli appartiene, sacra e santa perché fatta a sua immagine. È dovere di ciascuno, in ogni stato di vita, custodirla e proteggerla, perché è preziosa agli occhi del Creatore, e offrire al Signore tutto sé stesso: non si tratta di rifiutare le cose della terra come intrinsecamente peccaminose, ma di intervenire tra esse, nel mondo, per orientarle a Dio e per eliminare le strutture di male che impediscono che Egli sia riconosciuto come Signore di tutto. Troppe volte invece, dimenticando di appartenere a Lui e di essere fatti a lode della sua gloria, cediamo anche noi, suoi figli, alla tentazione di sottometterci a chi Dio non è, al denaro, al potere, alla brama di successo; così Cesare diventa più importante del Signore e le richieste dei potenti di questa terra, essi stessi servi del Creatore e da Lui chiamati al servizio del suo popolo (cfr. I lettura, Isaia 45), appaiono ai nostri occhi più urgenti di quelle del nostro Dio. Solo a Lui, che ci ha creati, è dovuto il nostro culto (cfr. Salmo 95, Responsorio)!