VASTO – Un “masterpiece“, capolavoro. Non ci sono altri termini per descrivere l’ultima messinscena di Maria Chiara Centorami con gli allievi di “Giochiamo a fare teatro”, laboratorio sorto a Vasto da ormai più di un lustro. Stamane – ma anche domani mattina solo per le scolaresche, venerdì e sabato in prima serata per un pubblico più adulto – l’adattamento della commedia di William Shakespeare dal titolo “Pene d’amor perdute”.
Sala sold out con alcune classi del Polo liceale Pantini Pudente (Classico, Artistico, Linguistico e Scienze umane), Itset Palizzi, IIS Mattei, Istituto comprensivo Rossetti e il Liceo scientifico “Mattioli-D’Acquisto” di San Salvo, tifo da stadio per i giovani attori sul palco e tanta tanta felicità s’è respirata al Teatro Politeama Ruzzi. A partire dall’attrice e ideatrice Centorami che dal palco ha regalato un vigoroso «Graaaazieeee» a pubblico e protagonisti.
«Siete tantissimi, siete giovani e siete a teatro. Giovani che recitano per i giovani, alcuni al primissimo debutto», ha esordito trasmettendo pura felicità, e non solo nelle parole. Sembrava una festa, finita in selfie col pubblico, quello che la poliedrica Maria Chiara ama più di tutti: i giovani.



Giovani che si sono divertiti, hanno riso, applaudito, pianto e riflettuto sul tema a loro caro: l’amore. La pungente ironia del commediografo Shakespeare s’è vista tutta. Molta accuratezza nella dizione, una bravura ormai diventata professionale per questi protagonisti che hanno raccontato la storia di re Ferdinando di Navarra e di tre rampolli gentiluomini, Biron, Dumain e Longueville, alle prese con un solenne giuramento valido per tre anni seguendo un percorso di studi, rigorosamente lontani da «donne, donzelle, madonne e servotte», salvo poi accorgersi di non poter fare a meno della «luce nella luce» diventando «bietoloni pronti a fare atti di pazzia per non mettersi in contrasto con ciò per cui siamo nati: l’amore, quello che aggiunge altri due occhi», quando arrivano a corte la principessa di Francia e le sue tre damigelle pronte a discutere sulla Terra d’Aquitania.



Un quartetto di pazzi innamorati, sottolineato dalla presenza sul palco di quattro lampioni che, a seconda delle scene, quando è protagonista l’amore si illuminano oppure spente in altre circostanze. Ognuno dei sapienti a corte, compreso sua Maestà, pensa di beffare l’altro. Scoperti, però, ciascuno trova consolazione nella «solidarietà della vergogna», tutti artefici di uno spergiuro inevitabile per un «giuramento che è buono a malapena per i vecchi». Così, felici di esser stati colpiti da Cupido, vanno alla conquista delle dame che si prendono gioco di loro scambiandosi i doni ricevuti dagli innamorati e le identità nascoste da una maschera.



La commedia, tra balli, dichiarazioni d’amore, incomprensioni e rime si conclude dopo un anno (ben evidenziato dal cartello che scende sul palco) con il matrimonio delle 4 coppie. Finale a sorpresa che parte dal pubblico per salire sulla scena. Molto bella la colonna sonora che spazia tra il rock ‘n’ roll, mambo, tango argentino e musica pop: “Diana” di Paul Anka e “Can’t take my eyes off you“, quest’ultimo brano inizialmente con assolo di pianoforte e voce di Luca Barbati e Sara Marini, giovanissima promessa è ormai un vero e proprio attore, con tanto di claque a seguito. Poi il brano si evolve in ballata, cantata da attori e pubblico in chiusura.
Applauditi tutti, per la giovane platea l’evento è stato un successo. Si attende ora la risposta degli adulti attesi nelle serate di venerdì e sabato.





Solitamente per un’opera teatrale si parla di “adattamento”, mentre “arrangiamento” si riferisce alla musica.
Grazie per la preziosa distinzione, provvedo a correggere e ne farò tesoro. Saluti, RP