Di Giorgio Di Domenico
Il tempo scorre veloce, come sempre, nel corso delle nostre vite. Ma sembra appartenere ad un passato a noi molto prossimo il ricordo della figura di Alfonso dietro il bancone del suo bar, quella sorta di gigante buono, perennemente intento a lavorare o a sognare il calcio praticato dagli atleti più giovani.
“Come va Presidè? Posso offrire qualcosa?” queste erano spesso le parole con le quali mi accoglieva nel locale, con quell’inconfondibile timbro di voce, riconoscibile in mezzo ad altri mille! E come dimenticare mai la sua grande generosità nei confronti dell’amico o del semplice conoscente ogni volta che si era convinto con chi aveva a che fare. È difficile dimenticare una persona come Alfonso come lo è immaginare il mondo del calcio giovanile a Vasto senza più i suoi pareri, i suoi disinteressati commenti.
È trascorso già un anno da quel giorno di ottobre, quando in città si diffuse fulmineo il passa parola della sua scomparsa, tra i tanti suoi amici increduli. Lo voglio ricordare per un attimo in uno di quei rari momenti in cui, dismessa l’espressione accigliata e severa dell’uomo impegnato al lavoro, di colpo si rasserenava e sul suo volto disteso compariva all’improvviso l’accenno di un sorriso che ne illuminava tutto il volto che sembrava colpito da un accecante raggio di sole. Grazie per queste emozioni che ancora riesci a darci, Alfonso! Riposa in pace.
Di Emanuele Fiore
L’8 ottobre 2022 è una data che rimarrà per sempre scolpita nella memoria di chi ha avuto l’onore di conoscere Alfonso Calvitti. È stato, prima di tutto, un uomo il cui cuore non conosceva l’arte di arrecare danno agli altri.
Ricordo ancora chiaramente il giorno in cui ricevetti la notizia della sua scomparsa. Rimasi impietrito, incapace di realizzare che il mondo avesse perso una luce così radiosa. Subito una serie di telefonate agli amici più stretti e l’amara conferma della realtà. Annunciare la sua scomparsa fu un dolore immenso, un compito che mai avrei immaginato di dover affrontare. Per uno strano incrocio del destino, mi ritrovai a scrivere il mio primo articolo di cronaca proprio per lui.
Su Alfonso, potrei raccontare un fiume di aneddoti. Sono nato e cresciuto a soli cento metri dalla sua attività, che continua a prosperare grazie all’instancabile impegno dell’amico Marco Berarducci. Alfonso aveva avuto la straordinaria capacità di vedere oltre, investendo in una zona che, all’epoca, era ancora in via di sviluppo. Quella zona è poi cresciuta costantemente, diventando una comunità fiorente, della quale era uno degli uomini più rappresentativi.
L’area cresceva di pari passo con la sua attività, grazie al suo carisma, alla sua gentilezza e al suo un autentico disinteresse che lo contraddistingueva in ogni gesto o azione che compiva. Queste qualità lo hanno accompagnato nel mondo del calcio, una sua grande passione.
Quando mi incontrava, era una sentenza: “Come la vedi ‘sta Vastese?”, sottolineando il suo amore per i colori biancorossi.
In questo anno e mezzo di lavoro, ho avuto l’opportunità di interagire quotidianamente con le figure del calcio cittadino, e posso affermare con certezza che il suo vuoto cresce sempre di più.
Nel territorio non mancano persone competenti, ma pochissime sono in grado di incarnare la sua totale purezza nelle parole e nei gesti. La sua eredità è un faro che continua a brillare, un monito costante a ricordarci che il mondo può essere un posto migliore se scegliamo di seguire il suo esempio.