VASTO – In questa 27a domenica del Tempo Ordinario/A, nel Vangelo di Matteo leggiamo «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?».
Eppure, a prima vista, il tema dominante nella liturgia della Parola è quello della vigna e infatti lo è. Allora qual è il suo legame con “la pietra scartata”? Il simbolo scritturistico della «vigna del Signore», che è «la casa di Israele, sua piantagione preferita», come si ascolta nel profeta Isaia, da Lui «sradicata dall’Egitto e trapiantata fino al mare e al fiume» (Salmo 79) non «ha prodotto uva, ma acini acerbi» e «la devasta il cinghiale del bosco». Anche il Vangelo ricorre a questa immagine fondativa nella parabola dei vignaioli omicidi, ove si individua un richiamo al sacrificio del Figlio (pietra scartata), espressione della misericordia e della pazienza del Padre verso un popolo di dura cervice, in cui si individua quella “meraviglia” che si realizza “ai nostri occhi”.
Dio mostra come si coltiva con amore la vigna: di fronte all’ingratitudine e alla malvagità dei vignaioli non smette di inviare i suoi messaggeri, espressione della sua pazienza e del suo perdono, perché essi si ravvedano; trova strade e persone nuove per soccorrere coloro ai quali ha affidato la sua vigna e non tiene conto del male che essi hanno compiuto, mantenendo inalterata la fiducia nella loro conversione. Lo stesso siamo chiamati a fare noi, nella nostra vita e nelle relazioni: cercare vie di riconciliazione e di riabilitazione dell’altro, fino all’estremo sacrificio, sul modello del Figlio, «pietra scartata dai costruttori e divenuta pietra angolare», cioè la pietra fondamentale su cui si regge l’intero nostro edificio, la nostra vita, come letteralmente fa la pietra angolare per una costruzione in mattoni.