Di Nicola D’Adamo
VASTO – Nelle settimane scorse il British Museum di Londra ha lanciato una pagina web per recuperare circa 2mila oggetti antichi sottratti dalla sua enorme collezione negli ultimi anni.
La notizia ha fatto il giro del mondo, ma in realtà non è una grande novità. Da sempre nei musei scompaiono oggetti per furti da parte di visitatori, dipendenti, collaboratori o ladri. Poi in Italia in molti musei piccoli non si ha l’abitudine di fare periodicamente l’inventario per verificare se tutte le opere e i reperti presi in carico dal museo esistono e sono o in esposizione oppure a magazzino.
Qual è la situazione nella nostra città?
Nulla sappiamo degli anni recenti, ma in passato qualche problema c’è stato.
Vittorio D’Anelli nel 1992 nella sua pubblicazione “Histonium e il Vasto” dà una idea degli oggetti che scomparvero dopo il trasferimento del Museo dalla vecchia Sottoprefettura a Palazzo d’Avalos.
«Tutto il materiale nel giugno del 1974 è stato trasportato nei nuovi locali a Palazzo D’Avalos dove la maggior parte dei reperti romani è stata sistemata ad opera della soprintendenza di Chieti. Nel 1972 furono rubati cinque pezzi di gioielli romani in oro. Grave perdita di cui la cittadinanza ebbe notizia nel settembre del ‘74 e soltanto qualche tempo dopo tale data si ebbe cura di denunziare l’evento» (pag.89).
Nella nota 70 l’autore elenca altri oggetti spariti di cui esistevano foto pubblicate sul precedente volume del padre “Histonium e il Vasto attraverso i secoli” del 1929.
Proviamo a fare un elenco omettendo per motivi di sintesi tutti i dettagli citati nel volume:
- busto in marmo di Francesco Romani già nel cimitero napoletano;
- Busto in gesso di Re Umberto I;
- lettera autografa sottovetro e cornice di Giuseppe Garibaldi al conte Ricci;
- Reliquiario di argento e metallo argentato terminante in tempietto pubblico portato nel 1926 dal convento di Sant’Onofrio;
- corniole n. 31 e cornice in stile barocco alta 4 m;
- tutti i disegni a lapis, a penna ed acquerello di GB de Litiis;
- circa 3.000 monete di epoche diverse di cui si conservano le bacheche vuote;
- Bandiera in seta del Battaglione vastese della Guardia Nazionale;
- calchi regalati da re Vittorio Emanuele III relativi a due quattrini di Teramo.
«È augurabile – concludeva Vittorio d’Anelli – che sia pure in ritardo si facciano accertamenti provvedendo eventualmente alla denuncia in opportuna sede della scomparsa degli oggetti sopra elencati».
Negli ultimi anni l’attenzione della città si è fissata su un bellissimo quadro di Nicola Palizzi dal titolo “Piazza di Vasto” irreperibile da anni. L’opera scomparsa, molto cara ai vastesi – di cui esiste solo una foto in bianco e nero (colorata su pc da Filippo Marino) – mostra la fontana e la cattedrale a metà ‘800. Dell’opera nessuna traccia ma esistono documenti parlano della sua donazione al Comune di Vasto da parte del barone Castelli di Carunchio nel 1957. Da anni si dice che nei depositi di Palazzo d’Avalos non si trova, ma un double check può essere fatto. Non si sa mai. Bel colpo di fortuna se spunta fuori.
…se spuntasse…