Di Sara Del Vecchio
POLLUTRI – I limiti sono fatti per essere superati e questo lo sa bene la pollutrese Filomena Piccirilli, che dopo aver attraversato a nuoto nell’estate del 2022 lo Stretto di Messina, soltanto un anno dopo, lo scorso 20 agosto, ha affrontato la “Bosphorus Cross Continental Race” ovvero la traversata dello Stretto del Bosforo, il tratto di mare che separa l’Europa dall’Asia. Due esperienze radicalmente diverse, per contesto e predisposizione emotiva.
«Il messaggio che ho voluto lanciare con questa impresa è che possiamo trasformare il nostro dolore in qualcosa di utile per noi stessi e per gli altri. Ricominciare è possibile, dobbiamo offrirci questa possibilità, perché nasciamo due volte, la prima non lo decidiamo, la seconda invece sì».
Filomena ha lottato contro una grave forma di artrite, che pur avendola costretta pochi anni fa in sedia a rotelle non le ha impedito di provare a sfidare se stessa, con una lunga preparazione fisica e mentale.
«Mentre l’anno scorso mi allenavo per imparare a nuotare e la traversata dello stretto di Messina era di 3 chilometri, stavolta c’era la sfida di reggerne 6, 5. Lì dovevo raggiungere l’altra sponda, questa traversata si è svolta invece verticalmente, nuotando al centro dello stretto, senza boe o imbarcazioni ad indicarci la via, ma solo con un microchip alla caviglia».
La Swimming Travel è l’associazione che ha organizzato la traversata degli italiani nel Bosforo e che ha fornito le indicazioni teoriche per lo studio del percorso da affrontare. Una traversata piena di ostacoli, per i quali Filomena si è allenata duramente insieme al coach Walter Coccia, che l’ha affiancata e sostenuta in ogni momento.
«Tutti gli ostacoli che ho superato durante la traversata li avevo già incontrati durante i miei allenamenti al mare, in piscina e in palestra. Sapevo che mi attendeva l’impatto con l’acqua fredda, quindi ho rinunciato da tempo alle docce calde a casa e ho fatto allenamenti senza muta. Nell’attraversare il primo ponte il sole ha creato ombra e non vedevo niente, c’era il buio totale in acqua, ma mi sono allenata spesso di notte quindi ero preparata».
Oltre all’imprescindibile lavoro fisico a fare la differenza è stato l’allenamento psicologico. Filomena voleva a tutti i costi raccontare la sua storia e pensare all’impatto che poteva avere su altre vite le ha conferito una forza ed una motivazione che non avrebbe mai pensato di avere dentro di sé.
«Quando mi sono voltata prima dell’arrivo e ho visto il percorso che avevo fatto sono scoppiata in un pianto di gioia, non pensavo di riuscirci, è stata una potentissima esperienza a livello emotivo. Mi sono goduta ogni istante, ero felice».
Questa sfida è stata anticipata da un’enorme scelta esistenziale, perché Filomena durante gli allenamenti ha deciso di interrompere le cure per l’artrite e secondo i medici nel giro di due mesi sarebbe tornata sulla sedia a rotelle. Ha rischiato, malo ha fatto sapendo che se il suo corpo le avesse dato ragione sarebbe stata un esempio di forza e resilienza per chi è nella sua stessa condizione.
«Noi non ci rendiamo di conto di quello che siamo in grado di fare se ci circondiamo di persone che ci guidano. Abbiamo una grande forza dentro, ma c’è bisogno di disciplina, di una strategia e di darsi tempo. Lo sport ti insegna costanza e pazienza e sono tutte risorse che servono nella vita di tutti i giorni, risorse che rimangono anche quando la gara si è conclusa».





Complimenti e avanti cosi’ nella vita. Tanti auguri.
Bell’articolo…. complimenti Sara! ❤️