VILLALFONSINA – Questa sera, alle 18:30, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria ad Nives in Villalfonsina, don Michele Carlucci è stato presentato alla comunità dall’arcivescovo, mons. Forte. Presenti alla celebrazione, mons. Domenico Angelo Scotti, vescovo emerito di Trivento, i cui natali sono legati tanto a Villalfonsina che a Pollutri, e un nutrito gruppo di sacerdoti della zona pastorale e non solo. Oltre ai fedeli villesi, riuniti per l’accoglienza del nuovo parroco, tanti i familiari, gli amici e le persone che, da Pollutri, San Salvo, Guardiagrele e Furci hanno voluto stringersi attorno a don Michele accolto anche dal sindaco Mimmo Budano. Accanto a lui, Nicola Mario Di Carlo, sindaco di Pollutri, Filippo Marinucci, sindaco di Casalbordino, Nino Di Fonso, sindaco di Torino di Sangro, Roberto Luciani, sindaco di Ripa Teatina e Tiziana Magnacca, presidente del consiglio comunale di San Salvo.
Mons. Carlucci succede a don Gabriele Mastrangelo, ormai parroco di Villalfonsina da poco più di tre decenni, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti d’età.
Al termine della celebrazione, oltre al ringraziamento sincero al sacerdote che lo ha preceduto, don Michele ha commossamente ricordato don Giuliano Manzi, parroco emerito di Pollutri – comunità di origine di don Michele e di cui è stato amministratore parrocchiale dal 2018 al 2022 –, già parroco di Villalfonsina dal 1964 al 1969, anno in cui fu trasferito a Pollutri.
«Ad ottobre del 1969 – dice il nuovo parroco –, don Giuliano Manzi lasciava Villalfonsina per andare a Pollutri, la sua presenza ha sollecitato la mia risposta alla chiamata sacerdotale. Lui è stato tramite della provvidenza nel mio cammino verso l’altare. 54 anni dopo, da Pollutri vengo a Villalfonsina mandato dal vescovo».
Provvidenziale, per questa giornata, la festività di San Matteo apostolo; è noto a tanti, infatti, il brano evangelico della chiamata e conversione di Levi (Matteo) il pubblicano che, lasciando tutto, rispose in maniera convinta alla voce del Signore che, guardandolo, gli disse: «Seguimi!».
Ogni sacerdote che lascia una comunità ed un altro che vi entra risponde a nulla più che alla declinazione di quel «Seguimi!», nella dimensione dell’obbedienza al proprio vescovo.
Alla celebrazione ha fatto seguito un buffet di benvenuto sul sagrato della chiesa.