MARRAKECH – Sono trascorsi ormai più di dieci giorni da quando il Marocco, nell’area di Marrakech, è stato travolto dal sisma. In città vivono diversi nostri connazionali, fra cui Lucia Valori di Casalbordino che ha rilasciato per noi alcune dichiarazioni video
Il movimento tellurico, ci racconta Lucia Valori, si è verificato alle 23:11 locali dell’8 settembre (00:11 del 9 settembre in Italia), con magnitudo 7 della scala Richter. Un fulmine a ciel sereno per gli abitanti del luogo, poiché la memoria popolare non ricordava un terremoto di simile intensità dal 1960. «Da abruzzese – racconta Lucia – il mio ricordo è andato direttamente a L’Aquila, immaginando una città rasa al suolo, mentre scendevamo dal quarto piano del palazzo in cui abito con mio marito, invece, grazie a Dio, non è stato così».
Una premessa è doverosa: parleremo di Marrakech, facendo riferimento alla Medina, quando si parlerà di città antica, e utilizzando il termine Gueliz per città moderna.
È innegabile: il numero di vittime è elevato, si aggira attorno alle 3mila, come il numero dei feriti, oltre 5mila, ma sono dati, meglio sarebbe a dire persone, di paesi e villaggi circostanti la città di Marrakech che, da quanto ci riferisce Lucia Valori, ha riportato alcuni crolli solo nella Medina, mentre il Gueliz, realizzato secondo le più elevate tecniche di edilizia antisismica, non ha registrato nessun genere di danno strutturale. Il Gueliz è anche la zona residenziale dei nostri connazionali, i quali, riferisce la nostra testimone, stanno tutti bene.
«Questo sisma – continua Valori – ha colpito i piccoli villaggi abbarbicati sulle montagne ad 80 chilometri circa a Sud-Ovest di Marrakech. Ora sono totalmente distrutti, anche se alcuni villaggi erano impraticabili già da prima. Certo, sono immagini che strappano il cuore, ma lì la gente, molto accogliente, ha anche una grande forza, una grande capacità di resistere».
La vita, il commercio, il turismo a Marrakech sono ripartiti sin da subito, ci spiega Lucia, nonostante qualche problema alla Medina, mentre si è costituita una rete solidale nazionale ed internazionale, per quei cittadini marocchini che hanno subito pesantemente la violenza del sisma, oltre all’istituzione di un fondo nazionale da parte del governo monarchico e agli interventi della Chiesa cattolica e della Caritas locale.