VASTO – Resta altissima la tensione nella Casa lavoro di Vasto. Continua inesorabilmente l’escalation di eventi critici tra le sbarre.
L’ultimo episodio che ha interessato l’istituto è di ieri e ha visto protagonista un internato di origini campane di 34 anni che, rientrato dalla licenza, ha pensato di introdurre un quantitativo di sostanza stupefacente nascosto in una piccola busta di tabacco.
Lo riferiscono in una nota congiunta i rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria, Tuzi (Sappe), Notarangelo (Osapp), Faraci (Uil), Di Vietri (Cisl), Ciampa (Cgil) e Merola (Cnpp).
«Lo stesso – si legge nella nota – era allocato in una cella cosiddetta di “transito”. Nei pochi minuti dal suo ingresso, ha cercato di passare l’involucro a un altro internato che era nelle vicinanze. Solo grazie alla professionalità del personale di polizia penitenziaria lo scambio è stato intercettato e la sostanza sequestrata. Considerato l’esiguo numero di unità in servizio, l’operazione si può definire brillante – sottolineano i sindacati – perché la polizia penitenziaria oltre ad operare per assicurare l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto, deve contrastare anche l’introduzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Il contenuto, già pronto per il consumo e la cessione, avrebbe senz’altro potuto minare l’ordine e la sicurezza del carcere, oltre a favorire altre più ampie dinamiche criminose nel penitenziario».
«La grave carenza di organico – sottolinea la nota – che si continua a denunciare, s’innesca e incoraggia la tipologia di utenza a rischiare di introdurre sostanze stupefacenti o altri oggetti non consentiti e a continue aggressioni, con l’illusione di trovare un corpo spiazzato e disarmato. Gli internati percepiscono le falle del sistema e hanno tutto da guadagnare rispetto al proprio humus delinquenziale e criminale. La “licenza trattamentale” è un premio concesso dal magistrato a chi ha mostrato un certo adattamento alle regole penitenziarie, quindi una generale buona condotta che dovrebbe costituire un primo passo verso una più concreta risocializzazione diventa, al contrario, occasione per delinquere ancora ed ulteriore espediente, tra gli altri, per cercare di spiazzare le regole della convivenza civile e gli stessi uomini che rappresentano le istituzioni».
«L’andamento in atto è un fenomeno estremamente preoccupante, – ricordano Tuzi (Sappe), Notarangelo (Osapp), Faraci (Uil), Di Vietri (Cisl), Ciampa (Cgil) e Merola (Cnpp) – sul quale gli organi della magistratura, le istituzioni, il legislatore dovranno interrogarsi per individuare le cause e porre un argine non solo sul piano della repressione del traffico e dello spaccio, ma su come agire per ripristinare la legalità fuori e dentro le mura del carcere», conclude la nota sindacale.