VASTO – Il ricordo di Luciano Lapenna è vivo e vibrante tra le mura della Pinacoteca di Palazzo d’Avalos. Si è svolta nel pomeriggio la prima edizione del premio a lui dedicato. Dopo due anni dalla sua morte, l’ex sindaco di Vasto, già presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani), militante di partito e giuslavorista, ha lasciato un vuoto nella comunità del Vastese, ma anche tracce indelebili nella memoria storica della città e di coloro che hanno riempito la sala.
Posti in piedi per il primo sindaco del centrosinistra a Vasto, «uomo giusto e coerente, leale e corretto, che si è adoperato molto per il territorio». Voce unanime dal coro dei presenti che lo hanno ricordato nei momenti pubblici, ma anche in quelli personali, come il sindaco di Taranta Peligna, collega oltre che amico di gioventù, Gian Paolo Rosato. Immagini belle, permeate dal «sorriso sornione che aveva sotto i baffi, – ha raccontato Rosato – senza retorica né ridondanza che lui detestava. È difficile descrivere Luciano, – ha aggiunto – un buon navigatore del mare con il limite della coerenza, inteso nel senso latino di “limes“, cioè confine, perché lui aveva paura di non essere un uomo giusto e di non dare a ciascuno la dignità e l’attenzione che merita un Capo dello Stato. In questi tempi, faro cui riconoscersi e rispettato da tutte le parti», ha chiuso il suo intervento guadagnandosi un lungo ed affettuoso abbraccio da parte della moglie di Lapenna, Bianca Campli.
Lei, ideatrice del premio che invece di dedicargli un mezzobusto, ha pensato a un premio in denaro riservato ai giovani fra i 18 e i 40 anni (il più grande tra i partecipanti ha 38 anni) che abbiano svolto una ricerca storiografica sul territorio vastese dagli anni ’40 in poi. Un premio di mille euro donato dalla famiglia in compartecipazione con Comune di Vasto e Anpi, sezione locale, «che Luciano ha contribuito a fondare, – ha sottolineato – . Con una funzione anche pedagogica, vale a dire affidare alle intelligenze del territorio la memoria storica. Valorizzare i giovani e qui ne abbiamo due validi esempi», indicando le presenze alla sua destra.
A riempire di magia la Pinacoteca, c’erano infatti due artisti talentuosi, insegnanti della Scuola civica musicale, Davide Di Ienno alla chitarra e Michele Taraborrelli al pianoforte che hanno allietato con tre intermezzi il pomeriggio: “Concerto” di Antonio Vivaldi in Re maggiore, “Preludio Opera 23 n°5” di Sergej Vasil’evič Rachmaninov e “Chiaro di luna” di Claude Debussy.
È toccato al presidente di giuria, lo storico Marco Patricelli, proclamare Elena Spagnoli, 27 anni di Furci, vincitrice della 1° edizione del premio Lapenna. «Un lavoro con un quid in più, – ha specificato – l’unico sotto forma di video (che la platea ha avuto modo di apprezzare, ndr), ricerca caratterizzata da linearità e profondità dei contenuti. Vogliamo che sia fatta esperienza della Resistenza umanitaria, – ha aggiunto Patricelli – quella che non si trova nei libri di storia ma che ha contribuito alla rinascita morale e materiale dell’Abruzzo».
Il lavoro che ha vinto la prima edizione del premio è un viaggio nella memoria di Furci, attraverso le vite del tenente Arduino Gobbato, l’ufficiale sbandato che grazie al silenzio dei furcesi ebbe salva la vita e il dottore Ettore Ciancaglini. Nella Pinacoteca era presente il figlio di Gobbato, Ettore, scrittore e giornalista, che ha raccontato alla platea la volontà del padre di essere sepolto nel cimitero di Furci, sua seconda patria.
Seduti tra il pubblico il sindaco di Vasto, Francesco Menna, che ha voluto ricordare Lapenna come «un uomo che esprimeva vicinanza a qualsiasi organismo vivente. Con grandi principi, a ciascuno ha dato qualcosa. Mi piace ricordarlo – ha precisato – nella definizione che gli ha dato il suo predecessore, Filippo Pietrocola: “Ha piantato il fiore e ha germogliato”. La città è fatta di persone che quando vanno via diventano stelle luminose».
Ha fatto seguito una carrellata di foto offerte dall’amico Giuseppe Forte, anche lui in mezzo alla gente, con un leggiadro sottofondo del canto “Bella ciao” che si è concluso con un fermo immagine di Luciano sorridente con indosso il fazzolettone tricolore, da partigiano vero. Presente anche Agostino Chieffo, sindaco di Gissi, paese d’origine di Lapenna, che l’ha definito «appassionato di storia che si è messo al servizio della collettività senza alcun fine personale», un «uomo delle istituzioni sempre inclusivo, sì di parte, ma di quella del popolo, con la devozione a questo territorio e il culto della memoria. Mi sembra che questo premio sia il modo giusto per onorarlo», ha aggiunto l’assessore alla Cultura del Comune di Vasto, Nicola Della Gatta.
La giuria – oltre allo storico Patricelli, dalla moglie Campli e dall’assessore Della Gatta – era composta da Gianni Orecchioni, presidente della casa editrice Rocco Carabba di Lanciano, presente in sala, e da Gabriella Izzi Benedetti, assente per motivi di salute e a capo della Società di Storia Patria, nonché da Domenico Cavacini, presidente dell’Anpi Vasto che ha moderato l’evento.