MILANO – Il futuro non si prospetta roseo per la popolazione europea e italiana di lupi, che negli ultimi tempi stanno finalmente tornando a numeri che fanno pensare di non essere più a rischio di estinzione. L’Unione europea, anche attraverso la voce diretta della presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, ha infatti annunciato che sta rivalutando la protezione speciale di cui questi animali godono al momento. Attualmente, i lupi non possono essere uccisi se non in casi eccezionali e a seguito di adeguate valutazioni scientifiche e procedure approvate, per quanto riguarda l’Italia, dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
Secondo Von der Leyen, però, è il caso di prevedere una “maggiore flessibilità” e ampliare le deroghe che consentono di abbattere questi animali che rappresenterebbero un problema per il bestiame degli allevamenti e “potenzialmente” anche per le persone. Secondo la Commissione europea, che ha chiesto dati aggiornati sulla popolazione di lupi alle varie parti coinvolte – dalle comunità locali agli scienziati – le misure di protezione disponibili per difendersi dalle predazioni non sarebbero utilizzate in maniera sufficiente a svolgere in maniera efficace il loro compito.
«La politica continua a portare avanti una narrazione che semina paure immotivate verso la fauna selvatica, – ha commentato Michele Pezone, responsabile Diritti animali di Lndc Animal Protection – specialmente verso alcuni animali oggi particolarmente protetti come i lupi. Se le misure di protezione dalle predazioni del bestiame non sono adeguatamente utilizzate, la soluzione non è uccidere i lupi ma incentivare il loro utilizzo. Solo oggi i lupi iniziano finalmente a non essere più a rischio estinzione, tornare a ucciderli ci riporterebbe al punto di partenza e si dovrebbe ricominciare tutto».
«È paradossale – ha aggiunto Piera Rosati, presidente Lndc Animal Protection – che, sebbene il problema sia il mancato o insufficiente utilizzo delle misure di protezione, la soluzione prospettata sia quella di autorizzare più facilmente le uccisioni dei lupi. Che di fatto è un po’ come dire “se in pochi utilizzano il casco, mettiamo al bando tutte le motociclette”. La differenza però è che non si parla di motociclette ma di esseri viventi e senzienti, che per decenni abbiamo protetto dall’estinzione perché hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema e che ora si pensa di tornare a sterminare per la nostra incapacità di conviverci in maniera sicura».
«Ricordiamoci sempre – ha sottolineato la presidente di Lncd – che siamo noi umani che invadiamo i territori della fauna selvatica, costruendo e colonizzando ovunque, non il contrario. Inoltre, questa narrazione continua che una certa area politica fa per demonizzare gli animali selvatici semina paure che poi sfociano in psicosi e gesti distruttivi come quello che ha portato alla morte di Amarena. Dire che i lupi rappresentano un potenziale pericolo per le persone è gravissimo, visto che negli anni si sono contati pochissimi incidenti in tal senso».
«È fondamentale – ha precisato invece il responsabile Diritti animali di Lndc, l’avvocato Pezone – che per la stima del numero di lupi realmente presente sui territori europei si faccia riferimento ai dati scientifici e non alla percezione del settore zootecnico o venatorio. La protezione della fauna selvatica non può essere ostaggio di interessi economici di privati, che comunque hanno già accesso a risarcimenti per eventuali danni subìti a seguito di predazioni».
«Anche perché questo atteggiamento miope ha già portato quasi all’estinzione dei lupi, ora faticosamente ripopolati. Non avrebbe senso – ha concluso il legale – ricominciare a ucciderli per farli tornare a rischio estinzione e dover poi fare di nuovo tutto da capo. In ogni caso, terremo monitorata la situazione e siamo pronti a dare battaglia in tutte le sedi per evitare che questo succeda».