L’AQUILA – L’associazione Appennino Ecosistema ha recentemente inviato un esposto alle autorità competenti, denunciando l’uccisione dell’orsa Amarena, avvenuta il 31 agosto 2023 a San Benedetto dei Marsi. Questa denuncia non riguarda solo il reato di uccisione di animali; va ben oltre, sottolineando i gravi impatti sull’ambiente e sulla biodiversità.
L’orsa Amarena non era un semplice esemplare di fauna selvatica. Era una femmina di orso bruno marsicano, una specie gravemente minacciata di estinzione e protetta a livello nazionale, europeo e mondiale. La sua uccisione, accompagnata da due cuccioli ora privati della madre, rappresenta una minaccia concreta alle possibilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano, una specie già a rischio (con una popolazione che è diminuita del 5%) e un grave danno al suo habitat e all’ecosistema in generale.
La denuncia presentata da Appennino Ecosistema non si basa solo sull’uccisione di un animale protetto ma sottolinea anche la violazione delle leggi ambientali italiane. In particolare, si fa riferimento agli articoli 727-bis e 452-bis (o almeno 452-quater) del codice penale italiano, introdotti nel 2011 e nel 2015 in conformità con la Direttiva UE sulla tutela penale dell’ambiente (Dir. 2008/99/CE).
L’articolo 727-bis sanziona chiunque uccida esemplari di specie animali selvatiche protette con pene che variano da 1 a 6 mesi di arresto o ammende fino a € 4.000. Questa legge è stata introdotta a seguito delle preoccupazioni ambientali e delle richieste della Commissione Europea dopo un incidente simile nel 2014, quando un altro orso bruno marsicano fu ucciso a Pettorano sul Gizio senza che si adottassero misure legali significative.
L’articolo 452-bis, o il suo equivalente 452-quater, punisce l’inquinamento ambientale con reclusione da 2 a 6 anni e multe da € 10.000 a 100.000. Questa legge mira a prevenire danni significativi e misurabili agli ecosistemi, alla biodiversità, alla flora e alla fauna.
«Porre allo stesso livello l’uccisione di un orso bruno marsicano e quella di una gallina sarebbe un assurdo giuridico, oltre che una gravissima offesa a tutti i cittadini onesti e rispettosi della fauna e della flora selvatiche, che continuano a sforzarsi di far parte di comunità umane in equilibrio con tutte le altre componenti dell’ecosistema» – commenta Bruno Petriccione, presidente dell’associazione Appennino Ecosistema.