TERAMO – Nell’era digitale, le truffe e i tentativi di truffa si sono evoluti, adattandosi ai mezzi di comunicazione più popolari e accessibili. Una recente indagine condotta dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Teramo ha rivelato una tendenza allarmante: le truffe in danno degli anziani stanno sempre più spesso sfruttando la messaggistica istantanea di WhatsApp come veicolo principale per le loro malefatte. Questo fenomeno mette in evidenza la vulnerabilità degli anziani e la necessità di un maggiore livello di consapevolezza digitale tra questa fascia di età.
La truffa in questione segue un percorso ben definito, che inizia con un messaggio apparentemente inoffensivo su WhatsApp. Il messaggio solitamente afferma qualcosa del genere: «Ciao mamma, mi è caduto il telefono, questo è il mio nuovo numero». Questo messaggio innocente è solo l’inizio di una sofisticata truffa di phishing, in cui un criminale informatico si serve di un database di migliaia di numeri di telefono per inviare messaggi in massa a potenziali vittime anziane.
Ciò che rende questa truffa particolarmente efficace è la semplicità del piano. Il malintenzionato si fa passare per un parente, solitamente un figlio o un nipote, e afferma di trovarsi in una situazione di emergenza. Dichiara di non avere più accesso al proprio numero di telefono per motivi credibili, come un telefono danneggiato o rubato. La conversazione prosegue, e il criminale spiega che ha un bisogno urgente di denaro, ma al momento non può effettuare prelievi.
La vittima, spaventata e preoccupata per il supposto parente in difficoltà, viene quindi indotta a compiere un passo fatale: effettuare un bonifico istantaneo. Il truffatore fornisce dati bancari o di conto corrente di una terza persona, inventando plausibili ragioni per giustificare l’impossibilità di accedere al proprio conto o alla carta di credito.
Poiché il bonifico è istantaneo, il denaro viene immediatamente prelevato dal truffatore, lasciando la vittima senza speranza di recuperarlo. In questo modo, gli anziani cadono nel tranello, spinti dall’urgenza e dalla preoccupazione per il benessere del supposto parente in difficoltà.
Ci sono segnali chiari che dovrebbero far scattare l’allarme nelle menti delle vittime. Prima di tutto, la storia raccontata dal truffatore è spesso poco plausibile: un telefono caduto, un furto improvviso o altre situazioni strane. Inoltre, se la vittima cerca di chiamare il supposto parente per ottenere ulteriori dettagli o confermare la storia, il criminale afferma che la linea è disturbata e che non può parlare al telefono.
Un altro aspetto fondamentale di queste truffe è l’uso sapiente della manipolazione psicologica. I truffatori sfruttano il senso di necessità e urgenza che le vittime avvertono in quei momenti, facendo loro credere che il loro intervento immediato sia vitale. Questo stato di stress spinge spesso gli anziani a reagire in modo automatico, senza riflettere razionalmente sulle informazioni fornite.
Infine, è importante notare che molte di queste operazioni truffaldine sono orchestrate da organizzazioni straniere, il che spesso si riflette nella scarsa qualità della scrittura dei messaggi. Gli errori grammaticali e le risposte incoerenti dovrebbero essere ulteriori campanelli d’allarme per le potenziali vittime.
In conclusione, è fondamentale che gli anziani e i loro familiari siano informati su queste truffe e su come riconoscerle. La consapevolezza digitale è essenziale per proteggere le persone anziane dai pericoli online. Gli anziani dovrebbero essere incoraggiati a verificare attentamente le richieste di denaro su WhatsApp e a contattare direttamente il parente in questione o altre fonti affidabili per confermare la veridicità delle richieste di aiuto. Solo così potremo contribuire a fermare queste truffe e proteggere coloro che sono più vulnerabili nella nostra società digitale.