CAMPOBASSO – Il coordinatore generale CISL Molise, Antonio D’Alessandro esprime in nota quanto segue in merito alla condizione occupazionale odierna:
”Siamo al paradosso, il lavoro c’è ma mancano i lavoratori. Eppure, secondo i dati dell’ISTAT, in Molise un giovane su cinque non studia né lavora, i così detti Neet. Nella nostra regione il 20,9% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non ha un’occupazione né si trova in un percorso formativo.
Emerge che per le imprese italiane è sempre più difficile trovare manodopera qualificata. Un fenomeno diffuso in tutta Italia e in tutti i settori, da quelli tradizionali alle attività digitali e hi-tech. Una emergenza in crescita ovunque: in Molise la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% di luglio 2023.
Tra le cause di difficile reperimento di manodopera, per il 32,4% dei lavoratori è dovuto alla mancanza di candidati e il 10,8% all’inadeguata preparazione dei candidati.
Il Segretario della FIM CISL Molise Marco Laviano si chiede se le difficoltà sono dovute alle basse retribuzioni, alla flessibilità dell’orario di lavoro, alla sicurezza o comfort dei luoghi di lavoro, o al clima nei luoghi di lavoro.
In questo contesto è in gioco il futuro del made in Italy. Necessita allargare il dibattito su salario minimo e lavoro povero e affrontare con urgenza il vero problema del Paese ovvero la creazione di lavoro di qualità.
È inconcepibile come le istituzioni nell’era del digitale, delle App, dell’intelligenza artificiale, non riescano a mettere in contatto domanda e offerta”.
Antonio D’Alessandro solleva questione sugli ostacoli delle istituzioni a non creare un sistema che faccia incrociare, in tempi brevi, la domanda e l’offerta. ”Attivare immediatamente corsi di formazione, ci sono sul mercato enti formativi molto qualificati, nel momento in cui non si riesce a trovare la manodopera qualificata. Per la formazione di lungo periodo interfacciarsi con gli istituti tecnici e professionali presenti sul territorio. Le richieste di maestranze, da parte delle imprese, sono diverse da territori a territori pertanto questi nuovi strumenti possono essere regolamentati con leggi regionali”.
”Gli interrogativi sono diversi – affermano Marco Laviano e Antonio D’Alessandro – e se nel 2023 ancora non si riesce ancora a far incontrare le richieste tra coloro che hanno gli stessi interessi, chi cerca lavoro e chi cerca lavoratori, ci si chiede se è una volontà precisa politica volta a costruire un consenso elettorale sulla pelle delle persone”.