PESCARA – Non ce l’ha fatta Mattia Finocchio, il giovane 34enne originario di Tornareccio, che nei giorni scorsi aveva subito un infortunio sul lavoro. Dopo cinque giorni di lotta in ospedale, il ragazzo ha perso la sua battaglia per la vita stamani all’ospedale di Pescara.
Il tragico incidente si è verificato nel pomeriggio di venerdì 25 agosto presso l’azienda dove lavorava. Il giovane stava terminando un intervento di cablaggio elettrico quando, nel tentativo di recuperare alcuni attrezzi da lavoro, un tubo dell’aria è improvvisamente scoppiato nel soffitto, facendo cadere una pesante barra in ferro che ha colpito violentemente la sua testa. Le ferite riportate sono state gravissime, e Mattia Finocchio è stato immediatamente trasportato all’ospedale di Pescara per un intervento chirurgico d’urgenza.
Nonostante gli sforzi dei medici e del personale sanitario, l’uomo è entrato in coma, una condizione dalla quale non si è mai ripreso. Oggi, dopo giorni di angoscia e speranza, la decisione di staccare le macchine che lo tenevano in vita è stata presa dagli operatori sanitari in accordo con la famiglia del ragazzo.
La comunità di Tornareccio, da cui Mattia Finocchio era originario, è profondamente scossa dalla tragedia. In segno di rispetto e lutto, sono stati annullati tutti gli eventi civili previsti in occasione delle festività patronali. Il sindaco di Tornareccio, Nicola Iannone, ha dichiarato: «Siamo tutti affranti per questa tragedia, l’intera comunità è stretta al profondo dolore della famiglia».
L’incidente sul lavoro ha portato alla immediata apertura di un’indagine da parte della procura di Lanciano, con l’obiettivo di comprendere le circostanze che hanno portato a questa tragedia e valutare eventuali responsabilità. L’azienda e la sicurezza sul lavoro saranno al centro delle indagini.
Un aspetto degno di nota in questa tragedia è la decisione della famiglia di Mattia di donare gli organi. Questo atto di generosità e compassione, in un momento così difficile, offre una speranza di vita a coloro che ne hanno bisogno e testimonia l’umanità di Mattia anche oltre la sua morte.