di Giorgio Di Domenico
VASTO – Ha compiuto da poche settimane 80 anni festeggiando proprio a Vasto questo importante compleanno, circondato amorevolmente da figli, parenti ed amici nella sua amatissima città natale. Qualche giorno prima lo avevamo incontrato ospiti nella casa di un comune amico per farci raccontare la sua storia di emigrante e le sue esperienze di imprenditore turistico per farne un articolo redazionale a beneficio dei lettori del nostro giornale. Nel 1954 ad appena 11 anni, lascia Vasto per raggiungere l’Argentina insieme alla famiglia, per ricongiungersi con il papà Emilio classe 1908, originario di Monteodorisio, che un paio di anni prima era emigrato in Sud America e precisamente a Buenos Aires, dove aveva trovato lavoro nell’industria della carta di Don Carlo Della Penna.
Nella nuova ed accogliente terra argentina, sia pure con una punta costante di malinconia per la sua amata Vasto, Luciano ha regolarmente proseguito gli studi nelle scuole secondarie di quel Paese, frequentando poi l’Università fino a conseguire la laurea in Ingegneria. Durante gli studi, tra l’altro, si è sempre mantenuto a sue spese, lavorando sin da ragazzo e poi come impiegato in una miniera di carbone e successivamente come dipendente di una compagnia ferroviaria dello Stato gestita con macchine a vapore. Ha sposato Maria, una Signora argentina che gli ha dato due figli, Giuseppe e Paola. Sin da giovane Luciano ha coltivato la sua grande passione per la montagna.
Nel 1991, a 48 anni, quando già non era più giovanissimo, arriva la grande svolta della sua vita, con una decisione maturata con una notevole dose di coraggio, che lo ha portato ad intraprendere un lavoro assolutamente nuovo nel campo turistico. Con la sua società Hielo&Aventura S.A. costituita ad hoc e nella quale lavorano anche i due figli appassionati di montagna pure loro, ha inizio la sua nuova avventura: vince la gara d’appalto indetta dallo Stato Argentino per gestire il Parque Nacional Los Glaciares, il parco nazionale che si trova nella provincia di Santa Cruz, nella Patagonia argentina. Una grande Riserva Naturale che si estende su un’area di 4.459 chilometri quadrati e che nel 1981 è stata inserita nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Oggi questa originale area naturale è frequentata per il 50% da clientela argentina e per il resto da clienti provenienti da tutto il mondo. La Società dispone di circa 50 guide di trekking e di 20 guide che accompagnano i turisti. Collegandosi al sito www.hieloyaventura.com gli interessati possono effettuare le prenotazioni online scegliendo tra le quattro differenti escursioni proposte e cioè il Minitrekking (camminata sopra il ghiacciaio Perito Moreno, utilizzando ramponi da ghiaccio e accompagnati da guide esperte), il Big Ice (trekking lungo con ramponi, diritto nel cuore del ghiacciaio Perito Moreno), il Safari Azul e il Safari Nautico. La società che gestisce le escursioni al ghiacciaio e la navigazione lungo il lago, ha sede nella città argentina di El Calafate, che si trova a circa 70 chilometri dal ghiacciaio. In El Calafate c’è l’aeroporto internazionale dove atterrano circa 15 voli al giorno e le strutture alberghiere che ospitano i turisti.
La storia di Luciano Pera, così come ve l’abbiamo raccontata, assomiglia alquanto ad altre storie di cittadini vastesi che in cerca di lavoro hanno abbandonato nel tempo la propria terra per costruire altrove un futuro più sicuro. Ma questa, a nostro avviso, presenta almeno due aspetti che la caratterizzano e che riteniamo meritino un briciolo di riflessione in più. Il primo riguarda la straordinaria possibilità che, ben trenta anni fa, un grande Paese amico dell’Italia – ma comunque “straniero” – ha offerto al nostro concittadino, senza per nulla togliere le capacità, la serietà e la volontà di quest’ultimo. Poter competere ad armi pari con altri cittadini del posto e raggiungere obiettivi importanti nonostante le differenze di lingua, di cultura e comunque una certa naturale diffidenza nei riguardi di colui che del posto non è. Una lezione di profondo spirito democratico oserei dire, soprattutto se rapportata al grande caos che regna al giorno d’oggi nella nostra Europa in tema di accoglienza dei migranti tra uno Stato e l’altro. Il secondo aspetto, non meno importante del primo, riguarda la capacità del nostro Luciano di riciclarsi per passione alla soglia dei cinquant’anni, nonostante il peso di una famiglia sulle spalle e i rischi di un nuovo lavoro che di fatto conosceva soltanto indirettamente per la profonda passione che ha sempre nutrito per la montagna. Che dire se non chapeau! alla francese, all’amico Luciano!


