VASTO – Ieri la villa comunale di Vasto è stata al centro di due grandi eventi organizzati dall’associazione Grido Aps. Il primo, nel pomeriggio con il fumettista Zerocalcare e lo scrittore-editore Mattia Tombolini, in serata nella pista di pattinaggio un concerto assai originale di piante e alberi , a cura della Plants Play Orchestra.
Incontro tra ingegno e regno vegetale, connubio perfetto per arrivare a un’iniziativa stupefacente, cioè quella di far suonare, attraverso la chimica e impulsi elettrici, piante e alberi ascoltando il loro lento bioritmo.
Non c’era migliore serata di ieri, nella notte di san Lorenzo, che partecipare a questo concerto insolito. Al posto degli strumenti c’erano sul palco alcune piante, offerte gentilmente da Serena Di Credico. In mezzo al pubblico un albero di magnolie (che si trova già lì di suo). Il direttore d’orchestra non era un musicista, ma un ingegnere informatico, Edoardo Taori, che grazie a dispositivi e app da loro ideati, ha fatto ascoltare, con il supporto di cuffie wireless, il dolce suono della musica generativa appartenente al regno vegetale.



Tutt’intorno, il buio e le stelle. Il concerto era fruibile da seduti oppure sdraiati, con gli occhi chiusi o aperti per vedere il cielo, abbracciati alla grande magnolia o accarezzando le foglie delle piante. Il colore blu delle cuffie – che ogni spettatore doveva indossare per l’ascolto – era l’unica luce presente nell’area.



Esperienza mistica – gradito ritorno in Abruzzo dopo due anni dall’esibizione di Bucchianico – che il pubblico di nicchia (purtroppo) vive da circa otto anni grazie allo studio di un team R&S (Ricerca e Sviluppo) di ingegneri informatici, chimici, elettronici ed esperti di botanica. Un gruppetto di 5-6 persone che ha messo a disposizione il loro ingegno per dare suoni e note alle piante. Scienza e tecnologia per il progresso della vita.
Con una voce pacata, il direttore d’orchestra Taori ha accompagnato il pubblico per tutto il concerto. Ha spiegato loro che ogni esibizione è diversa dalle altre, unica e irripetibile perché dipende dal tipo di piante e dall’ambiente circostante.
«Le piante sono dotate di sensi, più di 15, e hanno un linguaggio estremamente complesso – ha spiegato -, ma il 70% della popolazione non comprende perché siamo affetti da “Plants blindness“ (cecità nei confronti delle piante) perché non ci fanno male. Noi essere umani – ha sottolineato – ci siamo evoluti per predare le forme che potevano aggredirci. E quando vivevamo in natura, eravamo immersi nel regno vegetale. Le piante ci danno cibo, medicine, ombra, ossigeno e materiale da costruzione. Ognuno di noi fa circa 20mila respiri al giorno. Le piante – ha proseguito Taori – assorbono CO2 e lo trasformano in ossigeno, regolano il ciclo d’acqua e generano umidità. L’uomo moderno non si rende conto di tutto ciò: ci siamo permessi di tagliare alberi senza porci troppi problemi, invece di piantare o mantenere gli alberi del benessere».
Certo è che dopo questo concerto ciascun partecipante guarda in modo diverso le piante che ha a casa o fuori nel parco. «Un’esperienza suggestiva – ha commentato Ilaria Capitoli, estetista – immersi completamente in una oasi di verde nel cuore della città. Una dolce melodia che ha donato benessere alla mente e corpo».
Nell’esibizione, le piante erano i compositori, l’app l’esecutore di note in tempo reale. Edoardo Taori e il suo team d’ingegneri viaggiano nel mondo per diffondere il rispetto nei confronti della natura. Le esperienze più emozionanti le hanno vissute nelle popolazioni e culture che ancora mantengono il culto degli alberi sacri. «Nell’India del nord, Nepal, Isole Canarie e Sud America – ha affermato – se bisogna costruire una strada o un marciapiede e c’è un albero, le autorità non lo tagliano ma ci girano attorno. Gli alberi sono addobbati a festa, con altarini e sacerdote. In segno di riconoscenza perché ci danno la vita».



Anturium, Potos, Magnolia e un giovane Ficus Benjamin sono stati i primi orchestrali della serata, seguite da Dipladenia, Croton, Dacraena, Clivia, Ficus e Kenzia che hanno interagito con Roberta Florio (strana coincidenza per il cognome), operatrice olistica del suono che, con il canto e alcuni strumenti musicali tribali, ha accompagnato la fine del concerto.
«Le piante sono timide – ha precisato Taori – coccolandole, poi cominciano a suonare. I segnali elettrici avvengono per mezzo delle radici, in una sorta di rete sottostante di collegamento. Quando non c’è contatto fra di loro, arrivano i funghi che fanno da ponte».
E ricordatevi che «quando “ripulite” con un tosaerba il terreno, quell’odore che sentite di erba tagliata non è altro che un avvertimento delle piante ormai tagliate a quelle che si possono ancora salvare. È un segnale per avvisarle che sta succedendo qualcosa, come quando sentono l’avanzare delle mucche al pascolo e dicono alle altre: “Rendetevi amare e disgustose”».
Il concerto si chiude così, con tanto di inchino, ma stavolta da parte del pubblico nei confronti dei musicisti vegetali, in segno di riconoscenza e rispetto, proprio come facevano le antiche popolazioni. Si narra, infatti, che i Romani prima di entrare in una foresta, chiedevano il permesso agli alberi.