VASTO – Quarto appuntamento della 14esima edizione della rassegna “I Concerti di mezzanotte” ai Giardini d’Avalos di Vasto. Ieri sul palco, protagonista il giovane e bravissimo vastese Michele Taraborrelli con il suo pianoforte. Curriculum da far paura e profondamente umile, Taraborrelli ha soli 24 anni ma suona incantando il pubblico, diventando tutt’uno col piano. Si capisce subito che ha talento ed è una vocazione che ha poi sviluppato con passione e tanto tanto lavoro.
Nel suo Dna abita il gene della musica: sua mamma è infatti una fisarmonicista e a casa, da piccolo, a sei anni giocava con un pianoforte a muro. Le sue mani sono cresciute sui tasti del piano, «strumento completo che può regalare particolari emozioni», ha raccontato in un’intervista rilasciata a Zonalocale.
Ieri sera quelle emozioni le ha regalate al pubblico, riscaldando la piccola platea infreddolita per il brusco calo della temperatura dopo un temporale estivo. Anche il giovane Michele ha ammesso di avere avuto un po’ di difficoltà a suonare con quel tempo, senza però scalfire nemmeno di un millimetro l’ottima performance. Il concerto di ieri s’intitolava “Le architetture della musica colta”, «un repertorio che – come ha spiegato il direttore artistico della rassegna nell’introduzione, il M° Raffaele Bellafronte – ha attraversato cent’anni di storia musicale. Recital pianistico che parte da composizioni tardo romantiche fino ad arrivare ad opere contemporanee di autori ancora viventi».
Circa una decina i brani eseguiti da Taraborrelli che insegna pianoforte alla Scuola civica musicale di Vasto. S’è cominciato con “Chiaro di luna” di Claude Debussy, dai suoni tipicamente orientali per passare a Studio n. 5 – Arcobaleno di György Ligeti, «una scrittura ricca di archi e cromatismi – ha spiegato il pianista -, quasi impressionistica» evocando una specie di arcobaleno immaginario di grande effetto.
La terza composizione magistralmente eseguita è stata la Sonata 1, opera 1, di Sergei Prokofiev , «ottimo spunto per gli studenti», ha detto Taraborrelli, caratterizzata da «un grottesco e unico movimento», «un lirismo e una cantabilità dei temi tipici del primo Novecento che prendono ispirazione dal manierismo, con un chiaro riferimento al tardo romanticismo di Johannes Brahms».
La quarta esibizione è un cavallo di battaglia tutto vastese. La Sonata 1- Disaccordo porta la firma di Raffaele Bellafronte e Michele Taraborrelli l’ha già suonata vincendo un premio internazionale, uno dei tanti del resto. Si tratta di «una sonata che accoglie il passato, è infatti una tripartita che fa però un volo pindarico rispetto alla forma classica».
Il concerto è proseguito con due preludi di Sergej Vasil’evič Rachmaninov, compositore russo di cui quest’anno ricorre il 150esimo anniversario dalla sua nascita e di Franz Liszt, entrambi rappresentanti del virtuosismo per eccellenza di tutti i tempi nelle opere di pianoforte. Il primo brano caratterizzato da armonie maggiori, contemplativo e un po’ malinconico; l’altro in sol minore, marcia di tipo militaresca eseguita abilmente da Taraborrelli.
Il pubblico ha poi ascoltato tre brani-supplemento di Liszt e Rachmaninov che – a parte il primo dedicato alla Svizzera – hanno evocato l’Italia e la sua cultura, finanche quella religiosa, di Villa d’Este (oggi patrimonio dell’umanità) e ispirata a figure del cattolicesimo: parliamo delle opere 23 n. 4-5 Giochi d’acqua.
In chiusura un’altra trilogia, la prima con un «testo irriverente che narra di un gondoliere e di una donna», con le dita di Michele sul piano che si muovono con una velocità impressionante. La seconda opera è una canzone ispirata all’Otello di Gioachino Rossini mentre la terza è una tarantella, brano di tradizione napoletana ripreso anche da Massimo Ranieri.
Michele Taraborrelli saluta così il suo pubblico che gli risponde con applausi più che meritati. Il pianista vastese ha molta strada da fare, data la sua giovane età. «Minimo 4 ore al dì» le dedica al suo pianoforte ma per tutta la giornata la musica è nella sua testa. «Non c’è mai limite al meglio, sempre più in alto», è il suo monito. Buona musica, Michele!