VASTO – Fino al 30 luglio, per una settimana, nella sala Bontempo di Palazzo D’Avalos, si è tenuta una mostra sulle farfalle.
«Più di 1.000 esemplari (circa 700 specie esposte di cui la maggior parte tropicali) – dice Antonio Rosati, vicepresidente di ACM Vasto – utilizzando cornici a doppio vetro e bacheche e, in considerazione del fatto che le specie stimate nel mondo vengono annoverate in circa 178.000, è stato per tutti i visitatori, solo un minuscolo assaggio di questa meraviglia della natura.
La collezione – ha continuato Rosati – è di proprietà di un entomologo abruzzese che ci ha concesso di metterle in esposizione per il pubblico. Si è trattato di una presentazione in cornice a doppio vetro, per consentire di ammirare non solo la la parte anteriore dei lepidotteri, ma anche la parte posteriore che, in una moltitudine di casi di farfalle tropicali, ha ha riservato al pubblico tante sorprese e curiosità come sul dimorfismo sessuale accentuato, o il mimetismo per sfuggire ai predatori».
Mostre del genere, spesso, sono fonte di dibattito in materia di collezionismo e di quanto esso possa essere salutare in termini di ecosistema. «A tal proposito – dice il vicepresidente ACM – è doveroso ricordare che buona parte della conoscenza attuale sui lepidotteri deriva da entomologi ed appassionati che, tramite la raccolta e lo studio di esemplari, hanno saputo fornirci un quadro dettagliato, seppur ancora incompleto, su di essi.
Lo studio di una determinata famiglia o specie richiede assolutamente la creazione di una collezione. Ciò implica la raccolta di esemplari nel loro ambiente naturale, appena morti e non. Tenendo però presente che la vita media dei lepidotteri è molto breve, una volta sopraggiunta la la morte, si decompongono velocemente per via della loro “esile” struttura corporea. Al contrario, un esemplare prelevato appena prima della fine del suo ciclo vitale ed opportunamente conservato, può durare secoli, consentendo a generazioni di scienziati, di appassionati di poterne studiare i dati e la morfologia.
Pertanto, – conclude Rosati – i raccoglitori di lepidotteri non possono assolutamente essere additati come causa della loro di rarefazione nell’ambiente; si tratta indubbiamente di una facile accusa. In termini globali, gli entomologi nel mondo sono pochissimi e l’impatto della loro ricerca è insignificante. La causa della scomparsa delle farfalle e delle falene va ricercata soprattutto nella distruzione del loro habitat da parte dell’uomo».