CHIETI – «Non si può, davvero non è più tollerabile far fronte a violenze verbali e fisiche che quasi ogni giorno colpiscono gli operatori del Pronto soccorso. La nostra è diventata una trincea e lavoriamo come matti con numeri da capogiro, in condizioni ogni giorno più difficili per via del caldo che fa segnare un + 15 per cento negli accessi, del peggioramento dei cronici e dell’utilizzo improprio del servizio di emergenza con eccesso di codici bianchi e verdi».
Lo sfogo di Emmanuele Tafuri, direttore del Pronto Soccorso di Chieti e del dipartimento Emergenza dell’ASL 2, arriva dopo l’ennesimo episodio di questa notte, quando un 38enne del posto, positivo al test etilico, ha dato in escandescenze sferrando un pugno al vetro del triage, che solo per un caso non è finito in mille pezzi in faccia all’infermiere che era alla postazione. L’uomo era arrivato intorno alle 2 dopo essere rimasto coinvolto in un incidente non grave insieme alla compagna. Ai due era stato attribuito il codice verde per i traumi di lieve entità riportati, e a fronte dell’attesa prolungata hanno mostrato dapprima segni di insofferenza, placati dall’arrivo dei carabinieri, ma poco dopo degenerati in violenza. Il 38enne è poi stato denunciato.
«In quel momento in Pronto Soccorso c’erano 80 persone in attesa, di cui 5 codici rossi e a prestare assistenza 2 medici e 7 infermieri, che hanno fatto il massimo per dare a tutti risposte nei tempi giusti – ha aggiunto Tafuri -. Facciamo salti mortali ogni giorno, in ogni momento, e non stanno meglio gli altri ospedali della provincia di Chieti, che registrano analogo affollamento a cui fanno fronte con le poche risorse a disposizione, data la nota carenza a reperire specialisti in Medicina d’urgenza».
«Questa è la situazione dei Pronto Soccorso, – ha sottolineato il direttore del Pronto Soccorso di Chieti – sui quali ora graverà la disposizione del Tar di tenere aperto per 24 ore il Punto di primo intervento a Gissi, dove non ci sono assalti e le prestazioni giornaliere sono al massimo una decina, senza dire che in media passa un paziente a notte, spesso codice bianco, che può essere trattato dalla Guardia medica sempre garantita dalla Asl. Un paradosso che pagheremo tutti perché risorse umane aggiuntive non ne abbiamo e bisogna far fronte con quello che c’è. Ma quello che ci fa male, come professionisti e come persone, non è la mole di lavoro ma la carica di aggressività che ci arriva addosso come una valanga, fatti oggetto di insulti, parolacce, minacce sul luogo di lavoro e sui social, oltre a episodi di violenza fisica. Nessun lavoratore può essere vilipeso in questo modo, non è più sopportabile. Chiedo perciò a tutti di ristabilire le regole base del comportamento civile, alla medicina del territorio di essere più incisiva nella gestione dei codici bianchi, e alle persone in generale di non utilizzare il Pronto Soccorso come corsia “salta fila” per avere accesso alle prestazioni, perché le attese diventano lunghe anche per questo».
Solidarietà e vicinanza agli operatori del Pronto Soccorso è stata espressa dal direttore generale, Thomas Schael, e dal direttore sanitario facente funzione, Maria Di Sciascio.