CHIETI – «Caro presidente Ferrara, la sua lettera, nella quale rintraccio tra le righe il riconoscimento sottile del mio ruolo interpretato con rigore, se pur con sottolineature caratteriali, mi offre l’occasione per consegnare a Lei e a chi legge il disagio di un Direttore. La correttezza dei rapporti istituzionali e lo scrupoloso rispetto dei ruoli sono da sempre fondamento del mio agire, nel segno della trasparenza e condivisione, come dimostrano i voluminosi dossier che ho sempre prodotto per documentare scelte e azioni intraprese per colmare lacune gravissime dell’assistenza sanitaria in provincia di Chieti, devastata da una “siccità” ultra decennale in termini di tecnologie, investimenti strutturali e risorse umane. Mai nascosti o ignorati i problemi, mai taciute le difficoltà, sempre dichiarati i margini concreti di intervento, condivisi con la Regione, con l’Università, come dimostra il numero di riunioni della Commissione Paritetica, e con i sindaci che hanno avuto sempre massima apertura da parte mia, sia nel contatto diretto che attraverso il Comitato». Comincia così la lettera del direttore generale, Thomas Schael, al presidente del Comitato ristretto dei sindaci dell’Asl 2, il sindaco di Chieti, Diego Ferrara. Alla quale segue la risposta del primo cittadini di Vasto, Francesco Menna.
«Che, però, Francesco Menna ha portato su un percorso che non esito a definire “deviato”, trasformando un organo consultivo dell’Azienda sanitaria, con ruoli chiari e definiti, in un tribunale, dove sfilano testi d’accusa reclutati con il preciso intento di mettere sulla graticola il sottoscritto. Vale per l’audizione che si è tenuta con alcuni primari universitari, come per le altre numerose istanze già avanzate, sempre da Menna, nel ruolo di collettore delle richieste degli operatori sanitari e della generica protesta. L’imputato Schael è chiamato a rispondere ai suoi dipendenti e a chiunque abbia qualcosa da rivendicare al cospetto del Comitato dei sindaci? Sono saltate le regole, caro sindaco Ferrara. Immagino anche il disagio che prova Lei stesso, da persona equilibrata e misurata qual è, nel gestire un organismo che travalica competenze, ruolo e buonsenso. E non regge, davvero non regge, il dichiarato intento “di risolvere i problemi”, perché sappiamo bene tutti che non è quella la strada. Non è il processo al direttore che porterà a migliorare l’assistenza in questo territorio».
«Non è con la sfilata di testi di accusa arruolati da Menna in qualità di difensore degli oppressi, – prosegue la lettera di Schael -. E allora mi chiedo, che senso ha tutto questo? Attiene per caso a quelle “infiltrazioni” della politica evocate da Lei, caro sindaco Ferrara, a proposito del consigliere regionale che sceglie autonomamente di prendere posizione in favore della nostra Asl quando è attaccata a testa bassa? Non ci vedo nulla di autentico in questa strambata di Menna, che deve aver scoperto di colpo, da qualche mese, i mali della nostra sanità. Strano che non li avesse chiari da prima, lui che l’impegno in sanità lo ha vissuto in prima persona in anni precedenti, lui che ha avuto sempre apertura massima dal sottoscritto. Faccio fatica a riconoscere il valore di questo modo di confrontarsi, e credo, che come me, accada anche al Comitato ristretto e ai 104 sindaci che rappresentate, trascinati vostro malgrado in una battaglia strumentale tesa a colpire una direzione che con le risorse a disposizione e i cocci lasciati dalla pandemia cerca di tenere assieme assistenza e conti in ordine. Ma questo sarebbe un discorso ispirato alla ragionevolezza che non si può chiedere in questo momento a un populista come Menna».
«Sono vicino, perciò, al Comitato ristretto dei Sindaci impegnato nella non facile gestione degli equilibri interni, – continua il direttore generale Asl 2 – perché ognuno dei componenti sa bene quali sono i margini di manovra e a cosa possiamo realisticamente puntare, al netto delle tentazioni di altra natura estranee al fine della salute collettiva. Che non passa per la difesa di una categoria, di un ospedale o di un interesse di parte, strada pericolosa perché il rischio di penalizzare il resto del sistema è alto. Con le risorse a disposizione, io ho sempre scelto di non mortificare nessuno, e ho spalmato investimenti e attrezzature su tutto il territorio, come dimostrano i fatti; non posso pensare che i sindaci me ne facciano una colpa, e comunque io vado orgoglioso di questa scelta. Peccato davvero, caro sindaco Ferrara, che la Sua imparzialità sia messa in ombra da compulsive richieste di Menna di dar fuoco alle polveri in una stagione che è già rovente di suo, e non solo per l’afa. So che anche queste mie parole saranno interpretate in modo capzioso e strumentale da chi può aver interesse a farlo, ma mi prendo la libertà di esprimere un pensiero, generato da un evidente sconcerto per un irrituale “modus operandi”. Accolgo pienamente, caro sindaco, l’invito a non utilizzare la politica come leva impropria, per difendere o colpire. Non l’ho mai fatto, perché con essa un tecnico può confrontarsi solo sulla programmazione e sugli indirizzi, ma tale sano principio deve valere per tutti. Le contese non sono utili al bene comune, e credo nemmeno a catturare consensi. Torniamo dentro le regole, serve per lavorare in serenità nel rispetto delle istituzioni e, prima ancora, degli uomini. Cordialmente», conclude la lettera di Thomas Schael.
La risposta
«Caro direttore Schael, – risponde Francesco Menna, sindaco di Vasto – ho letto la lettera da Lei scritta al presidente del Comitato ristretto dei sindaci e Le dico che se ha qualcosa da dirmi lo faccia apertamente con me e non si rivolga al presidente del Comitato, l’amico Diego Ferrara al quale sono legato da un reciproco rapporto di stima e fiducia. Comprendo come questo suo modo di agire ha il solo scopo di metterci l’uno contro l’altro o di mettere in difficoltà il presidente Ferrara, persona rispettabilissima e integerrima nel suo ruolo di sindaco, presidente del Comitato ristretto dei sindaci, di amministratore, di medico, di amico e di persona».
«Comprendo – prosegue Menna – come la realtà sanitaria avanzata da medici, infermieri, operatori sanitari e sindaci di questo territorio sia diversa da quella da Lei raccontata e dalla parte politica a Lei vicina e che Lei è chiamato a difendere a spada tratta facendosi spesso e volentieri loro scudo. Lei è il direttore generale della Asl e ha, ed avrà, sempre il mio rispetto per il ruolo che ricopre e per la persona che è, ma da sindaco di una città che vede sul territorio comunale la presenza di un ospedale punto di riferimento del Vastese le cui condizioni sono però ormai note a tutti soprattutto a chi ci lavora e a chi, ahimé, è costretto a recarsi, e da presidente della Provincia che ogni giorno si interfaccia con gli amministratori della provincia di Chieti, le assicuro che le istanze, le problematiche e le difficoltà che quotidianamente ricevo da loro e dai medici, sono davvero tante e spesso preoccupanti e non posso non renderle a Lei note».
«Io non volto loro le spalle, io non mi faccio scudo di altrui promesse vane o di parole vuote senza concretezza alcuna. Lei crede che, per ciò che ci unisce a livello amministrativo, io stia facendo politica! Qui credo che l’unica persona che sta facendo politica è solo Lei, caro direttore, e di questo sono fortemente rammaricato! Chi mi conosce sa che sulla salute dei cittadini, sul loro diritto a curarsi in loco senza andare chissà dove, ho sempre fatto e chiesto fronte comune! In merito all’ultimo Comitato ristretto dei sindaci, la verità è che Lei, caro direttore, ha voltato le spalle a sette direttori di dipartimento del Santissima Annunziata di Chieti che avevano solo chiesto di interloquire con Lei – continua il sindaco di Vasto – per esporre i loro quesiti e le loro problematiche. Il Suo atteggiamento da semplice uditore non è stato certo un bel vedere. E non per la politica che sulla sanità e sui temi unitari non deve esistere, ma per il bene comune e soprattutto per la sanità stessa. Quella alla quale Lei è chiamato a rispondere e noi altrettanto con Lei, coadiuvandoci l’un l’altro per raggiungere meglio e prima i livelli di una sanità che sia di modello per le altre Regioni».
«Così ahimé non è! E non certo per colpa mia, o per colpa del presidente del Comitato ristretto dei sindaci Ferrara, o per colpa degli altri componenti del Comitato. Se mettesse da parte la politica – conclude Menna – e pensasse insieme a noi a dare ascolto e risposte ai cittadini e ai medici, allora sì che potremo costruire qualcosa di bello e unico sulla e per la sanità abruzzese. Io sono pronto, auspico quanto prima anche Lei! Ma senza spot, senza slogan!», conclude la lettera di Francesco Menna.