VASTO – L’altro ospite della seconda serata di Vasto d’Autore ai Giardini d’Avalos è stato Michelangelo Iossa. Dopo Marco Bova, il festival culturale promosso da Angelozzi Comunicazione ha ospitato il critico musicale aquilano di nascita, ma cresciuto a Napoli dove tuttora vive.
Iossa è stato ieri a Vasto per presentare il suo ultimo libro dal titolo “Rino Gaetano. Sotto un cielo sempre più blu”, una biografia del cantautore calabrese, edita da Hoepli editore all’interno di una collana che raccoglie i big della storia musicale italiana.
La presentazione è stata intervallata da alcuni brani di Rino Gaetano, suonati dalla Piccola Underground Orchestra e accompagnati dal canto del pubblico.
Rino Gaetano nasce a Crotone nell’ottobre 1950. Il suo vero nome è Salvatore Antonio Gaetano. «Rino – ha raccontato Iossa – glielo dà sua sorella Anna» come diminutivo del vezzeggiativo di famiglia “Salvatorino”. Il musicista, ancora oggi cantato dalle nuove generazioni, è cresciuto in una famiglia di emigranti, una delle tante del Sud che torna e poi riparte fino a stabilirsi definitivamente a Roma dove morirà sulla Nomentana a causa di un tragico incidente stradale il 2 giugno 1981.
Una serata goliardica, quella di ieri, creata un po’ dagli aneddoti della vita di Rino Gaetano, dalla musica della Piccola Underground Orchestra ma anche dal feeling comunicativo e ironico instaurato tra i due giornalisti sul palco: l’intervistato Michelangelo Iossa e l’intervistatore Giuseppe Ritucci.
Rino Gaetano si è sempre definito un cronista. «Io parto dalle storie che sento, sono più un cronista che un cantautore», ha ricordato Iossa sottolineando l’acuta osservazione della vita quotidiana e della gente comune nei luoghi più comuni (come il bus) che il cantautore calabrese ha “sfruttato” per scrivere le sue canzoni. Lui e Domenico Modugno sono stati i soli negli anni Settanta ad aver studiato recitazione teatrale e applicato sul palco musicale le tecniche tipiche di quest’arte, facendo in modo che «ogni esibizione non fosse mai la stessa».
Rino Gaetano è stato anche un seminarista che non ha mai avuto la vocazione religiosa. Uno studio più obbligato che voluto, di auspicio per le famiglie numerose del Mezzogiorno intente a dare una cultura ai propri figli e – probabilmente – anche per “purificare” concepimenti illegittimi da parte dell’«inseminatore di Crotone», Francesco Cammariere, suo nonno materno, che lo lega a una parentela con un altro compositore della musica italiana, Sergio Cammariere. Che solo quest’ultimo scopre poi, dopo 15 anni dalla morte di Rino Gaetano.
Terzo posto al Festival di Sanremo nel 1978 con il brano “Gianna”, presentato quale seconda scelta alla Commissione esaminatrice della Rai dopo la bocciatura unanime di “Nuntereggae più”, più per censura politica che per gusto, la «canzone più bomba che abbia mai scritto» – l’ha definita Iossa – in cui la politica diventa spettacolo.
Rino Gaetano è stato uno dei «cantautori più democratici per eccellenza» nel panorama nazionale. Promotore della “canzone ad elenco” – ha sottolineato il giornalista sul palco vastese – «un po’ per gli studi teatrali compiuti, un po’ per caso quando di fronte a una pila di giornali sparsi sul tavolo, si è reso conto che avevano tutti gli stessi nomi».
Anticonformista e ribelle, figlio del suo tempo, ha però mantenuto i valori morali di gioventù, espressi a gran voce quando si rifiutò di re-introdurre nel brano “Nuntereggae più” il nome di Aldo Moro da poco scomparso. «L’ho sempre criticato da politico – ha detto Rino Gaetano in un’intervista raccolta dal giornalista Iossa – ma ora che è morto, è un uomo, un marito e un padre di famiglia che merita rispetto».
Rino, cantautore originale, a tratti indifferente, deriso e beffeggiato da un talent scout come Maurizio Costanzo – che in un secondo momento ha riconosciuto di aver sbagliato nei suoi confronti – è salito sul palco del Festivalbar – incurante della critica – finanche in accappatoio. Oppure con un grosso cilindro in testa a Sanremo datogli da Renato Zero che gli ha portato fortuna.
Il titolo della biografia di Michelangelo Iossa prende spunto da una celebre canzone, originariamente della durata di 8 minuti, poi tagliata – pure a sua insaputa – e divisa in due che si chiama “Ma il cielo è sempre più blu”.
Tra gli altri brani, è stata ricordata “E cantava le canzoni”, suonata ieri sul palco del d’Avalos, nata ascoltando i bagnanti della spiaggia “La Sirenetta” di Pescara in Abruzzo, la regione che ha sempre preferito. Quando gli emigranti tornavano in patria. Oppure “Aida”, un omaggio a tutte le donne.
In chiusura di serata, il brano “A mano a mano”, cantato interamente dal pubblico con l’ausilio del testo su smartphone che, quasi allo scoccare della mezzanotte, ha fatto calare il sipario della seconda giornata di Vasto d’Autore.
Stasera sul palco di Vasto, per la terza e penultima serata, ci saranno Vincenza Alfano con il libro “Perché ti ho perduto”. Si parlerà di Ada d’Adamo, vincitrice del premio Strega 2023 con “Come d’aria”, anche premio Mondello e menzione speciale a Premio Campiello. Infine, lo scrittore Peppe Millanta che presenterà “Cronache da Dinterbild” .