PESCARA – «È urgente rivedere il protocollo Regione-Asl-Università sulle discipline convenzionate, che è l’unica possibilità di evitare il rischio esplicitato dal Magnifico Rettore Liborio Stuppia di perdere scuole di specializzazione e facoltà di medicina se lo stallo della sanità continuerà ancora. In questo modo sarà possibile fissare il punto di un nuovo inizio nel rapporto fra Regione, Asl e Ateneo, operando su un comune obiettivo: rendere la sanità maggiormente attrattiva per i cittadini, perché dopo quasi cinque anni di centrodestra ha perso prestazioni, ha perso pazienti, ha perso credibilità e rischia ora anche di perdere le scuole di specializzazione universitaria che ad oggi contano oltre 600 specializzandi solo per la d’Annunzio», la proposta del capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci sull’allarme lanciato in sede di Comitato ristretto dei sindaci Asl dai primari convocati in audizione e dal Rettore dell’Università Chieti-Pescara.
«Il convenzionamento permette un reclutamento da parte dell’Università sia per le discipline e sia per il personale medico di riferimento, quindi riguarda anche dirigenti e specializzandi ed è sostenuto economicamente da risorse non solo regionali, ma anche dell’Ateneo. Dunque è una via possibile – spiega l’ex assessore alla Sanità – Da questo punto di vista la novità reale è che con le norme recenti sul riordino delle scuole di specializzazione, occorre garantire un numero minimo di prestazioni per mantenere scuola e specializzandi. Ma aggiornare il protocollo, riformularlo, significa specificare le strutture fisiche, universitarie, ospedaliere e territoriali nelle loro diverse articolazioni, inserite nella rete formativa, nel senso di garantire un’adeguata quantità e tipologia di interventi e prestazioni sanitarie con le necessarie competenze professionali, questo, contemperando le nuove esigenze di tutte le parti in causa. Va applicata la normativa, salvaguardando le reti delle prestazioni e della formazione con un nuovo accordo Regione-Università non rigido ma flessibile, facendo corrispondere le azioni ai reali bisogni, definendo volta per volta ciò che è più utile per i cittadini, per l’utenza sanitaria. Bisogna farlo urgentemente perché in questi quasi cinque anni la Regione è rimasta a guardare, senza incidere se non in negativo sullo stato della sanità regionale, con prestazioni a picco, mobilità passiva alle stelle e disagi a pazienti e famiglie.
Torna rilevantissimo in questo contesto il tema del DEA di secondo livello. Il centrodestra ha perso anni preziosi solo per la foga di cancellare la strada che con il centrosinistra avevamo tracciato attraverso l’idea di Dea funzionale Chieti-Pescara e presto si ritroverà a doversi fare riapprovare l’intera rete ospedaliera, quella su cui ha fatto solo propaganda, perché non ha operato alcuna scelta in tal senso. Vero è che la rete ospedaliera che sbandierano per essere cosa fatta, dovrà tornare di nuovo in Giunta Regionale perché venga approvato il cronoprogramma della definizione del Dea di secondo livello. Uno smacco in piena regola, dopo 4 anni e mezzo di Marsilio tutto è fermo al 2016 perché non ci ha lavorato, non ha avuto il coraggio di scegliere. Il tema forte dell’università deve inserirsi in questo contesto, non tralasciando nulla, nemmeno un nuovo confronto sul tema dell’aziendalizzazione, perché la realtà è cambiata, il quadro normativo è cambiato ed è cambiata, ma in peggio, anche la sanità abruzzese. È tempo di agire».