VASTO – È stato solo un assaggio della rassegna culturale che si svolgerà dal 6 all’8 luglio 2023. “Vasto d’Autore” ha ieri sera aperto i cancelli dei Giardini d’Avalos con due personaggi di spicco: Nicola Gratteri e Sabina Guzzanti, entrambi a presentare le loro ultime fatiche letterarie e a mettere piede per la prima volta nella città di Gabriele Rossetti.
Alle 19 l’evento organizzato da Comune di Vasto e Angelozzi Comunicazione ha ricevuto un interesse di pubblico enorme, tanto che è stato necessario predisporre un maxischermo all’esterno perché i Giardini non erano in grado di contenere la platea interessata ad ascoltare il procuratore della Repubblica di Catanzaro. Anche per ragioni di sicurezza, il nemico numero 1 della ‘ndrangheta, dall’altro ieri Leone d’oro alla carriera al Gran premio internazionale di Venezia, è da quasi 40 anni sotto scorta e recentemente con una squadra di primo livello. «Ogni cosa ha un prezzo nella vita», ha detto ai giornalisti in una breve conferenza stampa. E questo è il suo per continuare a indagare e spiegare come si muovono le mafie. Di recente, ha fatto domanda di trasferimento alla Procura della Repubblica di Napoli.
Saggista, coautore di 22 libri con Antonio Nicaso, e uomo della legge, Gratteri è all’apparenza pacato, ma “Fuori dai confini” – è il titolo del suo libro presentato ieri a Vasto – esprime rabbia nei confronti di un Paese, l’Italia, che sta perdendo la sua identità e ricchezza, pedina di un grande gioco internazionale che vede altrove il centro degli interessi e uno sfruttamento del “Made in Italy” senza ritorno. «Ci vorrebbero maggiore sensibilità e attenzione», ha raccontato. La n’drangheta da tempo si è mossa oltre i confini regionali calabresi per radicarsi in tutto lo Stivale, specialmente in Lombardia e nell’Italia centrale. Il quartier generale in Europa si trova in Germania dove l’economia di questa organizzazione criminale genera profitti nella ristorazione, oltre ai “classici” mercati di cocaina, prostituzione e armi. No la finanza, perché si tratta di «un riciclaggio più sofisticato: meglio avvocati e commercialisti», ha replicato a una domanda di Zonalocale.
L’intervento di Gratteri è stato un excursus di storia, economia, diritto e filosofia morale che ha generato diversi momenti di plauso e una buona sintonia con il pubblico. Si è parlato di guerra in Ucraina per le tante armi inviate sul fronte e interessi della criminalità organizzata. Che, in particolar modo, nel 2023 sta vedendo crescere l’interesse della collettività. Perché «la mafia riguarda la quotidianità», ha detto Gratteri. La n’drangheta è riconosciuta a livello giudiziario da 50 Paesi nel mondo. Le indagini svolte dal procuratore di Catanzaro dopo la guerra in Bosnia-Erzegovina hanno svelato una realtà terribile: «Un outlet a cielo aperto di bazooka e kalashnikov, nascosto nei giardini delle case di Sarajevo, tesoretto per i bisogni economici, poi venduto alla n’drangheta. Chiediamoci, allora, – ha aggiunto Gratteri – dove finiranno tutte le armi che non saranno utilizzate nella guerra in Ucraina? Perché non le tracciamo prima di consegnarle, magari con un Gps?».
La questione non è di poco conto perché «mezzo chilo di plastico C-4 equivale a 100 chili di tritolo ed è facilmente trasportabile nonché commerciabile. La tendenza dei Paesi dell’Est Europa – ha spiegato – è quella di essere facilmente corrotti. Le mafie ucraine sono scappate, troppo vigliacche per perdere la vita in nome degli altri e non per denaro o potere. E quando finirà il conflitto bellico, torneranno per riprendere più forte i loro affari». Le mafie sono presenti in tutti gli eventi tragici quali guerre o terremoti.
Una riflessione che dovrebbe spingere le élites dominanti a fare qualcosa. «Spesso chi governa, – ha raccontato – non ha una visione di medio-lungo periodo. Si passano le giornate a discutere dell’effimero. Avere uno sguardo da qui a 15/20 anni sarebbe opportuno. Abbiamo bisogno di generazioni pensanti». Applausi fuori e dentro ai Giardini settecenteschi.
«Stiamo perdendo il nostro know how, il Made in Italy, ci rimane il gusto che è la cosa più difficile da imitare perché è frutto di secoli di bellezza. E io di questo sono molto arrabbiato – ha specificato il Procuratore – perché stiamo diventando camerieri degli altri, senza alcuna offesa alla categoria», guadagnando altri applausi. L’uomo Gratteri è schietto e spesso fa riferimento a valori quali l’etica e la morale, fil rouge dell’intero evento, ripresi anche dall’altra ospite della serata, Sabina Guzzanti.


«Vado nelle scuole a spiegare la non convenienza a delinquere, – ha proseguito -. I genitori di oggi sono molto più egoisti rispetto a 50 anni fa. I loro figli diventano figli di Internet e quando voi, mamma e papà, vi accorgete che li state perdendo, comprate loro un telefonino da mille euro, anche se non ve lo potete permettere», parlando stavolta direttamente alla platea, da vero giudice. «Senza rendervi conto che li avete già persi. Oggi abbiamo generazioni meno istruite e bisogna fare una differenza tra cultura e istruzione: se non ci fosse il T 9 (sistema di videoscrittura sui telefonini, ndr) , qui non ci capiremo l’uno con l’altro». Altri applausi.
La rabbia del procuratore è al massimo: «Io ho la guerra in testa, – ha detto -. Nel mondo dell’economia internazionale si gioca a carte truccate. Noi non potremo mai competere con i cinesi, indiani o vietnamiti per i costi iniziali di produzione che abbiamo (soprattutto, quello del lavoro) e delle leggi esistenti. Anche nel mondo dell’agricoltura, fiore all’occhiello dell’Italia. Dopo la primavera araba (proteste e agitazioni scoppiate in quelle aree tra la fine del 2010-2011, ndr), ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo è stato concesso di generare un mercato ortofrutticolo, i cui prodotti approdano in Spagna, ventre molle dell’Europa, perché invece in Italia abbiamo un controllo più rigoroso dei nuclei Nas e Noe. Frutta cresciuta con prodotti chimici vietati in Europa e che arriva sulle nostre tavole danneggiando le nostre produzioni. Qui un operaio costa 7 volte di più».
Gratteri ha poi raccontato che «il 75% di banconote da 500 euro si trova in Spagna (Paese meno ricco di altri come Francia o Germania). Abbiamo fatto un calcolo: un milione di euro pesa 1 kg e 200 grammi. I produttori di cocaina vogliono essere pagati in contanti. In una valigetta 24 ore questa cifra c’entra benissimo, i dollari americani no. Solo il 9% del valore della cocaina venduta in Europa è pagata in Sud America. Il restante in Europa perché è più redditizio ed è più facile minimizzare la ricchezza».
Il Vecchio Continente, ricco di storia, cultura e tradizioni è diventato «una grande prateria dove ognuno può andare a pascolare. Io – ha precisato il procuratore di Catanzaro – sono per un’Europa unita e federale, altrimenti l’Italia diventerà un outlet. Non reggiamo l’urto delle multinazionali. E con tanta amarezza dico che non c’è consapevolezza delle mafie. La farraginosità dei sistemi impedisce l’attività investigativa. Spesso non trovo la stessa bravura della polizia giudiziaria italiana. In nome della privacy si fa tutto e il contrario di tutto. Abbiamo colonne fondanti del sistema giudiziario che stanno crollando in nome della riservatezza».
In Europa non esiste un limite al contante e gli affari illeciti si fanno col cash. Solo un invito a non fare transazioni oltre i 10mila euro. «I soldi non puzzano, mi disse una volta un mafioso – ha continuato Gratteri – non sono né puliti né sporchi, ma se droga, prostituzione e armi entrano a far parte del Pil di un Paese, l’economia è spacciata. Sul piano etico, nell’ultimo ventennio c’è stata una forte involuzione, abbassamento della morale: abbiamo pezzi della pubblica amministrazione pronti a prostituirsi per duemila euro». Applausi tra il pubblico.
La ‘ndrangheta – per Gratteri – ha «uno sguardo presbite», è la mafia più ricca con una maggior grado di compenetrazione sul territorio perché «entra con i soldi. E all’interno della società si abbassa il livello di giudizio morale. Si fonda su una solida struttura di base suggellata dal vincolo di sangue – ha spiegato -. Bastano due o tre famiglie patriarcali. Ed è difficile trovare un collaboratore di giustizia. Più facile che un camorrista collabori portando dietro di sé tutta la famiglia rispetto a un n’dranghetista che in carcere viene redarguito dal figlio minorenne perché è un pentito. La logica mafiosa è una forza difficile da scardinare: esiste un’osservanza ortodossa delle regole». All’interno dell’organizzazione c’è un solo tribunale e una sola sentenza immediatamente esecutiva. «Anche arrivare tardi a un appuntamento – ha detto il Procuratore – vuol dire essere oggetto di pena che va a colpire la dignità di status mafioso (es. mettere la testa nel wc e tirare lo sciacquone oppure urinargli addosso). Oggi le mafie godono di consenso popolare perché siamo affetti da ingordigia: siamo più poveri rispetto a 20 anni fa e si è perso il senso della famiglia e del suo rigore». Ancora applausi.

Il pubblico è completamente conquistato. Gratteri, ben cosciente e pieno d’esperienza, ha continuato a spiegare i meccanismi del suo lavoro. «Noi capiamo la permeabilità, il livello di corruzione di un Paese quando facciamo le rogatorie internazionali. Quando si è esageratamente formali, vuol dire che c’è qualcosa che non va. La ‘ndrangheta è leader d’importazione di cocaina nel mondo».
Passando ad un altro tipo di business, il procuratore ha detto che «Cina, Usa, Europa e India sono i principali responsabili dell’inquinamento. La corsa all’elettrico, materie prime come il coltan (abbreviazione di columbite e tantalite, due minerali indispensabili per costruire batterie, ndr), che si trova in Africa è uno dei motivi principali per i quali esistono i barconi della speranza. Fra 40 anni avremo il problema di come smaltire le batterie e allora punteremo all’idrogeno. L’Africa è in mano ai cinesi, comandano loro lì e in Zambia e Zimbabwe esistono montagne nere di coltan e una povertà estrema. Ricordo le madri in fila alla clinica, con figli a seguito, per ricevere una sola pillola e stabilire al momento a quale dei piccoli dare la sopravvivenza».
L’ultimo argomento affrontato con l’intervistatore, Gianni Quagliarella, giornalista di Rai 3 Tg Abruzzo, è stato il livello di libertà della stampa in Italia. Gratteri ha risposto che «non siamo messi bene, ma la colpa non è dei giornalisti. Non esistono editori puri in Italia e avere un giornale è business, controllo di un pezzo dell’opinione pubblica. Con la riforma Cartabia, un giornalista di nera non può più scrivere di cronaca e quando io faccio le conferenze stampa per annunciare degli arresti, parlo sempre di presunti innocenti perché non voglio prendermi un procedimento disciplinare».
Il sindaco, Francesco Menna, e l’assessore alla Cultura, Nicola Della Gatta, hanno omaggiato il Procuratore con un dipinto di Filippo Stivaletta, raffigurante il golfo di Vasto, mentre in chiusura, in rappresentanza della polizia penitenziaria e «a nome dei cittadini di Vasto», Carlo D’Adamo gli ha consegnato una maglietta con la scritta “Uno, cento, mille dottor Gratteri. Per l’Italia!”.