VASTO – In seconda serata, preceduta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, ieri Sabina Guzzanti s’è impadronita del palcoscenico di Vasto d’Autore ai Giardini d’Avalos per presentare il libro “ANonniMus. Vecchi rivoluzionari contro giovani robot”. Il romanzo racconta il predominio della tecnologia e pone interrogativi sull’intelligenza artificiale, non tanto per l’invenzione in sé quanto per il suo uso improprio.
A farle da spalla, Andrea Di Consoli, critico letterario e giornalista free lance, che diverse volte si è soffermato su concetti e definizioni che, guardando il volto dell’attrice, hanno generato non sempre accordo, spesso stupore o incomprensione. Per scherzo o verità, nessuno lo sa.
Nella platea, molti fan dell’ironica Sabina, quella della “Tv delle ragazze” ma anche della Guzzanti seria e drammaticamente schietta nella regia di “Draquila – L’Italia che trema“, docufilm sul post terremoto dell’Aquila.
«Il romanzo è una forma espressiva con tante sfumature e non sempre si giunge a una conclusione», ha detto Guzzanti. Il personaggio principale del libro si chiama Laura Annibali, una donna di mezz’età e genia nel campo informatico. A cinquant’anni decide di creare la Huf, una società no profit che aiuta le donne che non sanno usare la tecnologia. Riduzione del digital divide? Sì, certamente, ma con uno scopo che s’intuisce già dal titolo del romanzo. “ANonniMus” richiama “Anonymous”, il movimento collettivo decentralizzato che agisce in modo coordinato per mascherare le menzogne. I trilioni guadagnati dagli oligarchi del web derivano dai nostri dati: questo si chiama «capitalismo della sorveglianza».
Laura è una donna inquieta, che «un po’ mi somiglia», confessa Guzzanti che si è formata con la drammaturgia, il teatro che chiama all’azione.
«Gli ANonniMus sono un gruppo hacker di anziani, – ha spiegato – che con i loro attacchi sempre più frequenti, terrorizzano i papabili sostenitori del progetto di Laura. La scienziata combatte con tutte le sue forze, ma più combatte e più si inguaia, fino a trovarsi sola contro tutti: colleghi, finanziatori, amici, e perfino la sua SmartHome, un gioiello della domotica da lei stessa progettato».
Con intelligenza e pungente ironia, Guzzanti si è focalizzata sul discorso del dialogo intergenerazionale, un gioco delle parti che s’inverte. «È fondamentale che le generazioni si parlino per trasmettere conoscenza ed esperienza. Oggi viviamo ognuno nella propria bolla, – ha precisato l’attrice-scrittrice -. Siamo isole mentre l’unica forza temibile è il potere dell’unità».
Laura parla da sola, un monologo interiore dentro una casa altamente tecnologica. Personaggio della nostra epoca, «combattiva e piena di principi come me, del resto», ha sottolineato mentre scostava i capelli mossi dalla brezza vastese. «Il senso di giustizia – ha risposto a una domanda un po’ caustica – lo abbiamo tutti dalla nascita. Io ho fatto tv nel periodo di Mani Pulite (primi anni Novanta, ndr). C’erano i presupposti e gli argomenti giusti per fare satira politica, oggi invece si posta un tweet e se ne parla tutta la giornata. In tv si fa satira con gli strafalcioni o le cadute di stile, senza andare a fondo delle questioni. Anche la satira – come l’informazione – è oggi dettata dall’algoritmo. Imporre un programma fuori dall’agenda politica, non si fa più e la cosa mi annoia. E poi dove dovrei fare tv? La politica non conta più un tubo. La satira si fa solo di lato», ha sottolineato.
«Si isolano le persone per sfruttare meglio i giovani, – ha puntualizzato parlando di etica – per mostrargli continuamente sul web una realtà che loro non hanno. Da qui la frustrazione. La tecnologia non è neutrale perché è programmata, al servizio dello sfruttamento. Stimola la dopamina e agisce come una droga. Il racconto digitale è un’eccitazione continua. Quando sentite – ha detto Guzzanti – “Largo ai giovani”, sappiate che è una fregatura per tutti! Ecco perché serve parlarsi. Gli anziani hanno la consapevolezza storica, i giovani nascono con l’idea della schiavitù forzata. Algoritmi e telecamere azzerano le conquiste fatte e i diritti acquisiti con le lotte sindacali».
La forza dirompente di Sabina Guzzanti – reazionaria e anticonformista – emerge a questo punto, quando Di Consoli le chiede se un giorno potrà scrivere un romanzo d’amore. «Premesso che sono riservata sull’argomento, ma posso dire semmai di scrivere un racconto femminista, una storia d’amore vista al femminile, ma sempre tormentata e piena di imprevisti. La normalità mi annoia».
«Viviamo una situazione di grande incertezza – ha aggiunto -. La paura si sente, avanza la crisi climatica, l’inflazione sale. Noi siamo diventate macchine automatiche, scollegate dal corpo e incapaci di sentire. Automi che non vivono nel presente, privi d’azione sempre da un’altra parte. I single aumentano, la difficoltà nelle relazioni è palpabile. A Roma il 40% delle case è abitato da single, c’è molto più conformismo».
A nome dell’amministrazione l’assessore della Cultura, Nicola Della Gatta, ringraziando l’attrice, le ha confessato che lei è un’eroina di suo padre e l’ha omaggiata di un ciondolo raffigurante il rosone della Cattedrale di Vasto, «perché noi i fiori li lasciamo al loro posto, come qui, ai Giardini d’Avalos».
La rassegna culturale “Vasto d’Autore” è organizzata da Angelozzi Comunicazione con il patrocinio del Comune di Vasto.
La “rivoluzionaria” si è trasformata in Garko dopo i ritocchi???