di Nicola D’Adamo
VASTO – Finire per la seconda volta alla “Vita in diretta” della Rai per aggressioni da fauna selvatica non è una bella vetrina per un città turistica come Vasto. Non è neanche una bella immagine affacciarsi il pomeriggio alla Loggia Amblingh e vedere passeggiare indisturbati negli orti sottostanti 4-5 cinghiali adulti e una quindicina di cuccioli che danno l’assalto ad un appezzamento di zucchine.
Ma gli esempi di problemi causati dalla fauna selvatica sono tantissimi e si registrano ovunque, a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale, anche con alcuni casi di estrema gravità. Ormai è opinione diffusa che serve un serio piano nazionale per il contenimento di cinghiali, lupi e anche orsi.
Bisogna prendere atto che il nuovo governo non è stato fermo e a dicembre scorso è riuscito a infilare dentro la manovra finanziaria una norma con nuove regole per il controllo della fauna selvatica, modificando la vecchia legge 157 del 1992.
Ma, com’è noto, in Italia i passaggi burocratici sono lunghi e farraginosi.
La nuova norma stabiliva che entro 120 giorni (fine aprile) il ministro dell’Ambiente – sentito l’Ispra – avrebbe adottato un piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale, «che costituisce lo strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica nel territorio nazionale mediante abbattimento e cattura». Le attività di contenimento disposte nell’ambito del piano straordinario non costituiscono esercizio di attività venatoria – secondo la nuova norma – e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.
L’attuazione spetta alle Regioni che possono avvalersi, con l’eventuale supporto tecnico del comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei carabinieri, dei cacciatori iscritti negli ambiti venatori di caccia o nei comprensori alpini, delle guardie venatorie, degli agenti dei corpi di polizia locale e provinciale muniti di licenza per l’esercizio venatorio nonché dei proprietari o dei conduttori dei fondi nei quali il piano trova attuazione, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio.
Il 10 maggio 2023, la Conferenza Stato Regioni ha sancito l’intesa per il Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica. Il provvedimento è stato proposto dal ministro dell’Ambiente, di concerto con quello dell’Agricoltura. L’intesa indubbiamente ha rappresentato un passo fondamentale per l’adozione di un piano straordinario, ma non sono stati definiti tempi certi per la realizzazione dei previsti interventi per la riduzione di cinghiali, lupi e altro presenti sul territorio.
In Parlamento in una interrogazione del 1° giugno ai due Ministri di cui sopra è stato chiesto «se non ritengano opportuno individuare ogni utile azione volta a garantire la realizzazione delle attività necessarie alla gestione del fenomeno e al contenimento in caso di eventuale inerzia delle amministrazioni regionali». Traduzione: sostituirsi alle Regioni se queste non fanno nulla.
Da sottolineare che con buona volontà il 24 maggio il prefetto di Chieti, Mario Della Cioppa, ha presieduto una riunione di coordinamento per fronteggiare l’emergenza connessa alla presenza di cinghiali nel territorio, presente il competente Servizio del dipartimento Agricoltura, Regione Abruzzo, e altri enti interessati.
Il problema è grave ed alcune settimane fa la Coldiretti nazionale ha lanciato il suo ultimo allarme. «Serve un piano nazionale per lupi, orsi e cinghiali: non è più rinviabile il piano nazionale per la gestione delle specie selvatiche. La popolazione di lupi – ha sottolineato – è in forte aumento da nord a sud ed è stimata dall’Ispra intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. Senza dimenticare che l’Italia è invasa da 2,3 milioni di cinghiali nelle città e nelle campagne dove è necessario intervenire urgentemente per il loro contenimento per difendere la sicurezza delle persone e le produzioni agricole».
«I branchi – ha precisato Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute». Il riferimento è alla Peste suina africana che si sta diffondendo celermente in Italia.
Di fronte a questa situazione drammatica bisogna operare con fretta, ma da quello che si vede in giro, si procede con estrema lentezza.
La posizione degli ambientalisti è nota: sono contrari a questi tipi di interventi, ma il problema principale è che questi milioni di capi di fauna selvatica hanno bisogno di cibo per nutrirsi e spazi per vivere. Come fare? Questa è la domanda a cui bisogna rispondere.
Oramai è quasi impossibile eliminarli perché i loro rifugi prediletti in primis sono i parchi nazionali, a seguire ci sono le zps, le sic, natura 2000 ed altro ancora. Se non si mettono da parte quel numero ristretti simo di ambientalisti poi nlnsi va a nessuna parte. Cosa si deve fare?? La via di uscita è una sola, mobilitare i cacciatori in ogni regione non solo quando l’attività venatoria è possibile esercitarla ma dare la possibilità di poter abbattere queste specie selvatiche almeno per due anni consecutivi anche nei periodi di caccia chiusa, mettendo a disposizione uomini e mezzi e premiare i cacciatori che abbattono cinghiali e lupi. Dare la possibilità di poterli cacciare come sopra detto nei parchi e nelle zole limitrofe alle città. Solo ed esclusivamente i cacciatori possono debellare questo flagello perché sono esperti dei territori e conoscitori dei luoghi dove vivono. I contadini, i mezzadri e coloni hanno abbandonato i loro terreni per lo scempio che hanno provocato i cinghiali e per le stragi che stanno facendo i lupi giornalmente di carini, ovini suini, bovini, galline, oche e quant’altro. Se si vuole il metodo c’è ma non lo si vuole applicare allora teniamoci queste specie affinché prendano il sopravvento e poi non c’è più niente da fare perché troppo tardi. Speriamo che il ministro prenda posizioni immediate e dia il via libera per l’abbattimento con la massima urgenza. Altro problema molto ma molto importante e combattere i nocivi che sono in fortissimo aumento come, cornacchie, corvi, gazze, ghiandaie e soprattutto gli storni che hanno messo in ginocchio lolivocultura. Allungare i periodi di caccia almeno fino al 31 di marzo oramai è un obbligo. Distinti saluti
Ma questi Poveri animali selvatici li volete lasciare un po ‘in pace visto tutto il .
Tam tam che fate non uccidono nessuno