VASTO – Si può dire che è giunta alla conclusione la realizzazione della scultura in pietra di “Il Satiro Pensante”, capolavoro degli studenti del Liceo artistico Pantini Pudente di Vasto. Un’opera nata in due mesi e mezzo che ha portato tanta fatica, ma anche moltissime soddisfazioni. Si trova adesso sotto al gazebo allestito all’esterno della scuola, ma ben presto viaggerà per la sua destinazione finale: il bosco di Sant’Eufemia a Maiella per popolare la selva di personaggi fiabeschi e mondo immaginario. Una specie di simposio di scultura nel verde del Parco nazionale.
L’idea voluta dal direttore artistico Peppe Millanta è stata accolta da Giuseppe Colangelo, docente di discipline plastiche, scultoree e scenoscultura della sezione “Arti figurative” del liceo di Vasto. Il professore ha spiegato a Zonalocale che si tratta di una scultura di 48 quintali per due metri di altezza. La pietra proviene dalle cave di Lettomanoppello, fornita gratuitamente dal gruppo titolare. «Manca qualche rifinitura – ha detto Colangelo – ma possiamo dire che l’abbiamo finita velocemente. Ringrazio gli studenti che ci hanno lavorato e la dirigente scolastica, Anna Orsatti, che si è prodigata nel reperire l’attrezzatura». Il progetto rappresenta anche un’attività valida per l’Alternanza scuola-lavoro.
«Si è partiti con i bozzetti presentati dagli alunni delle quinte classi, – ha raccontato Colangelo -. Poi, la realizzazione è stata estesa anche alle classi terze e quarte. È stato un duro lavoro: plasmare la pietra non è facile. E stare in mezzo alla polvere ancor meno. Un grazie alla preside che ci ha fornito di martelli pneumatici che utilizzeremo anche l’anno prossimo per realizzare panchine per arredo urbano».
«La pietra è un materiale che vive del suo passato – ha sottolineato – che porta con sé milioni di anni. Le macchie scure che si vedono sul Satiro Pensante non sono altro che sabbia compressa». Il fiore all’occhiello si trova sul lato posteriore della scultura, il cosiddetto “lato B“, dov’è possibile ammirare un verme preistorico incastonato nella pietra.
«Una meraviglia della natura – ha concluso il professore – che i ragazzi hanno apprezzato. E io sono orgoglioso di loro perché sono studenti strepitosi. Lavorare la pietra è dura, ma vederli appagati ripaga di tutte le fatiche. Loro sono la generazione nativa digitale, ma quando si tratta di lavori manuali, si danno un bel po’ da fare. A loro dico sempre: Fatemi venire come scultore e non come professore!»
Plauso quindi agli studenti e al docente da parte della redazione di Zonalocale.