VASTO – Ultimo appuntamento oggi pomeriggio per Officinema Cinelab, nell’Auditorium del liceo artistico. Masterclass va in vacanza insieme con gli alunni. Prossimi incontri a fine settembre per concludersi – almeno per quest’anno scolastico – con la presentazione del cortometraggio realizzato dagli studenti dell’Istituto Mattei e del Polo liceale Pantini Pudente di Vasto.
A terminare la sessione primaverile la docente Anita Trivelli, ordinario di Storia e critica del cinema all’Università d’Annunzio (UdA) di Chieti-Pescara, che ha fatto un excursus storico sul cinema di genere, le donne viste e raccontate attraverso i filmati di alcune cineaste più note.
Si parte dal secondo dopoguerra in America parlando dell’icona del cinema sperimentale Maya Deren, ucraina di nascita e vissuta a New York. Lei che faceva «film con quanto Hollywood spende in rossetti», affermava, sottolineando ironicamente quanto poco budget fosse – ed è ancora – destinato alla regia al femminile, vocata più al documentarismo piuttosto che alla produzione di film finzione.
Tendenza – o costrizione, a questo punto – confermata da una statistica presentata nel 2019 al Festival di Venezia, relativa al decennio 2008-2018. E le cineaste hanno allora trovato in questo spazio di approfondimento la ragione per rappresentare la creatività, piccole emozioni, assaggi di sentimenti o ancor più per valorizzare l’estetica del silenzio attraverso i film muti, per esempio, della lituana Marie Menken. Donne nate e formate per altri lavori, ma che hanno saputo col tempo plasmare le loro conoscenze artistiche e adattarle alla pellicola d’effetto.
Deren era una poetessa, Menken una pittrice e Shirley Clarke – un’altra citata dalla professoressa Trivelli – era una danzatrice. Fino ad arrivare a Jane Campion, neozelandese vissuta però in Australia, nota ai più per essere stata la prima regista donna a vincere la Palma d’oro al Festival di Cannes e l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale con il film “Lezioni di piano”. Siamo nel 1993. Anche Champion è stata una pittrice catturata dalla settima arte, regno del “pensare in modo magico”, diceva.
L’incontro è poi proseguito con un breve filmato monografico a cura della ricercatrice Giorgia Console, dottoranda all’UdA, sulla regista francese Amelia Rosselli e sulla sua poetica audiovisiva. “Poeta della ricerca”, si definiva lei stessa così. La regista è stata anche il focus del videoseminario presentato alla Notte europea della ricerca nel 2021, dal titolo “Sguardi sul mondo, visioni di bellezza”. Un video straordinario, d’effetto, che mostra la sperimentalità in tutti i linguaggi presenti: visivo, musicale e verbale.
«Non siamo abituati all’astrazione delle immagini, – ha sottolineato Trivelli -. Non parliamo di prodotto mainstream (tradizionale, ndr) ma è necessaria una cultura per non essere subalterni al mercato», citando il docente di montaggio Roberto Perpignani, che lavora al Centro sperimentale di cinematografia della Scuola nazionale di cinema.
La narrazione è poi proseguita con brevi filmati documentaristici diretti da Giovanna Gagliardo, regista, giornalista e sceneggiatrice italiana che ha raccontato “l’Italia delle donne italiane”, quelle che hanno lottato per la parità di genere e la conquista di diritti acquisiti negli anni Sessanta-Settanta. «La donna corre e la politica le rincorre», affermava Gagliardo.
Fino ad arrivare ai primi anni Novanta con la guerra del Golfo in Iraq, raccontata per la prima volta da giornaliste inviate al fronte. La guerra fatta dagli uomini e vista dalle donne. Guerra che è stata il fil rouge della narrazione della docente Trivelli, che ha chiuso con un video di Gianna Nannini e le sue «bombe musicali capaci di disinnescare ordigni maschili». Da far riflettere, dove anche nel 2023 scorre sangue dalla terra del Vecchio Continente.