VASTO – Ieri sera, a Teatro Madonna dell’Asilo, l’attore milanese Dario Leone ha portato in scena il monologo “Bum ha i piedi bruciati”, un omaggio alla memoria del magistrato Giovanni Falcone, con forti richiami anche al collega Paolo Borsellino.
Dario si presenta nei panni di un palermitano, venditore di giocattoli, e da qui coinvolge il pubblico nel fare con lui un giro della città, mostrata su dei teli da proiezione, per contestualizzare gli ambienti di vita del giudice, dall’infanzia, agli anni del Convitto Nazionale, all’Accademia navale di Livorno, agli studi in legge, alla Procura della Repubblica di Trapani e poi quella di Palermo.
A Trapani già si occupò di istruire un processo contro la cosca mafiosa di Marsala. Dopo dodici anni trascorsi in quella sede fu trasferito a Palermo per entrare nell’Ufficio istruzione della sezione penale per volontà del giudice Rocco Chinnici, autore del noto Pool antimafia. Lo stesso Chinnici morì per via dell’esplosione di un’autobomba. Di qui tutte le note vicende che hanno caratterizzato la vita del giudice Falcone, divenuto un simbolo per la lotta contro questo genere di criminalità, insieme al collega Borsellino, di cui l’attore ha ricordato, ad esempio, il viaggio negli Stati Uniti nel dicembre 1980 da cui poi scaturì la famosa inchiesta “Pizza connection” , l’estradizione e la collaborazione del boss mafioso Tommaso Buscetta, il Maxiprocesso (1986-87) nell’aula bunker costruita appositamente nel carcere palermitano dell’Ucciardone, l’idea della Maxiprocura antimafia e l’attentato in cui il magistrato perse la vita, insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre uomini della scorta.
Nel suo monologo, fra le varie, Dario Leone ha sottolineato il senso della parola Mafia, dall’arabo mo’afiah come arroganza e prevaricazione, tuttavia in un’altra traduzione, ha fatto notare l’attore, si parlerebbe dell’inesistente. Proprio questa accezione permette di aprire un’ampia discussione sul fenomeno mafioso, come stato parallelo inevidente, secondo le forme classiche di un’istituzione riconosciuta, ma ben insinuato nel territorio o, meglio, fra la vita delle persone.
In tutto questo c’è Bum, il peluche dai piedi bruciati che l’attore, nella veste di venditore di giocattoli, ha regalato al figlio. Una chiara analogia con l’attentato al magistrato, sia dal suono onomatopeico del nome del peluche che dal fatto che abbia i piedi bruciati.