VASTO – Seconda serata di saggio di fine anno, ieri al Politeama Ruzzi di Vasto per “Giochiamo a fare teatro“, la scuola ideata e diretta dall’attrice vastese Maria Chiara Centorami per grandi e piccini. Proprio questi ultimi, insieme, hanno ieri calcato le scene di una pièce di riflessione, un adattamento di “Robin Hood”, eroe leggendario inglese della foresta di Sherwood che ruba ai ricchi per dare ai poveri.
Il copione Centorami si riconosce subito, dall’apertura del sipario: personaggio unico sotto i riflettori, un menestrello al centro del palco che racconta la leggenda ispirata alla fine del dodicesimo secolo in Inghilterra e riadattata ai tempi d’oggi, con un sottofondo di Francesco De Gregori, e un tema centrale: l’amore infinito tra Robin Hood e Lady Marion dietro la povertà sociale.
«Il bello è che le storie si possono cambiare», racconta il menestrello, pronto a diventare personaggio in disparte, a destra del palco, all’apparire di 8 donne che impersonano la foresta di Sherwood, luogo d’incontro tra i due piccoli innamorati che si promettono amore eterno, contrastato dal perfido e avido principe Giovanni che «ruba al povero per sfamare il ricco».
“Spendi spandi effendi“, il celebre brano di Rino Gaetano, accompagna l’illustrazione del protagonista cattivo della pièce, appunto il principe Giovanni, che inneggia alle «tasse, quelle amate e adorabili tasse» per imporre il potere della Corona che fa esercitare al temuto sceriffo di Nottingham. In assenza del vero re, amato e riconosciuto dal popolo, Riccardo Cuor di Leone, spedito proprio da lui in una crociata per prendere pieno possesso della Corona d’Inghilterra. Con lui il buffo ciambellano, «consigliere affettuosamente viscido, stupido serpente un po’ ubriaco» che accentua la “S” in tutte le parole che pronuncia. “S” come soldi, chiaramente.
Nel cambio di scena, altro sfondo con al centro Robin Hood e Little John, intenti a preparare rappresaglie per rubare soldi al principe Giovanni e nel cuore del giovane eroe, una sola speranza: rincontrare Lady Marion, la nipote del principe. Anche lei non aspetta altro che rivedere il suo amato dopo tanti anni. Galeotto diventa quindi un ballo organizzato a corte dallo stesso fervido principe per far cadere in trappola Robin Hood, sulla cui testa pende una taglia di 3-5 milioni. Ma grazie agli altri invitati, a tutto il cast che gli fa da scudo, l’eroe di Sherwood riesce a fuggire perché «la nobiltà non è un diritto di nascita, ma si ottiene con le proprie azioni». Lui che è «il principe dei ladri».
La fuga di Robin Hood fa aumentare l’ira del principe Giovanni, ancor più il popolo che inneggia «W Re Riccardo!» e quindi comanda allo sceriffo di Nottingham d’imprigionare tutti coloro che si rifiutano di pagare le tasse. E ci finiscono veramente tutti in prigione, anche le suore della Chiesa «vuota come la cassetta dell’elemosina». La scena supera il palco, fuoriesce dal suo spazio per avvicinarsi alla platea, quasi a coinvolgerla fisicamente nella trama. Cosa che succederà più in là nel racconto, con una carrucola che pende sulle teste degli spettatori che trasporta il denaro sottratto da Robin Hood al dormiente principe Giovanni.
Una tecnica, quella dello spazio fisico oltre il palco, tipica del teatro degli anni Settanta del Novecento, portata in auge dal Living Theatre, che Maria Chiara regala al suo pubblico numeroso e partecipe. Una claque gratuita dall’inizio alla fine del saggio: familiari, parenti e amici accorsi a vedere i loro beniamini.
Il racconto finisce con il ritorno di Riccardo Cuor di Leone che, in quanto re, proclama Robin Hood “Conte di Locksley” e con i due innamorati che si giurano – per la seconda volta – “amore eterno”, stavolta suggellandolo con il matrimonio. Un «E vissero per sempre felici e contenti» con il cast e pubblico che ballano a ritmo di musica, tripudio nella sala gremita.
Prima della chiusura del sipario, entra lei, la regista Maria Chiara, visibilmente emozionata nella voce per ringraziare sponsor, attori e pubblico. Al margine sinistro del palco, quasi fuoriscena, un po’ per timidezza un po’ per lasciare ancora al cast gli applausi meritati, l’attrice vastese riporta una citazione di Mario Sergio Cortella, filosofo brasiliano, sulla felicità intesa come fertilità. Fertilità nel senso di portare avanti la vita, ma anche di produrre ricchezza al mondo con emozioni e amore. Ieri sul palco genitori e figli hanno recitato insieme per portare «fertilità nella foresta di Sherwood».
Adattamento e regia: Maria Chiara Centorami
Aiuto regia e disegno luci: Marouane Zotti
Scene e costumi: Maria Scarano di Polvere di stelle
Service: TSL Technology di Cristian La Morgia con Floriano D’Angelo
Make up: Raffaella Mele di Wycon Cosmetics Vasto
Acconciature: Anbeca srl – Formazione, orientamento e lavoro
Video: Pierluigi Patella
Foto: Giacinto Sirbo