VASTO – Il professor Gianni Oliva, oggi in quiescenza e già ordinario di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti e Pescara, risponde all’editoriale di Nicola d’Adamo, in qualità di Direttore del “Centro europeo di studi rossettiani”: «Leggo l’articolo di Nicola D’Adamo che mette al corrente i cittadini vastesi della mostra londinese sui Rossetti (aperta fino a settembre alla Tate). Ben venga l’informazione, utile per chi non lo sapesse (il Centro Rossetti ne aveva da tempo dato notizia). Ma questo mio intervento è provocato dall’insinuazione che è nel titolo dell’articolo di D’Adamo: E Vasto? Che a mio avviso nasconde la vera ragione per cui forse l’articoletto è stato scritto. Come a dire: se a Londra fanno questo, Vasto che fa o che ha fatto finora? O che farà? Capisco che il rimbrotto è ideologico e sarebbe rivolto prevalentemente all’amministrazione comunale, che comunque ha avuto il merito, mi sento di dire, di assecondare dal 2008 a Vasto un “Centro europeo di studi rossettiani”, patrocinato dall’Università “D’Annunzio” e collegato con altre Università italiane ed europee. Mi perdonerà Nicola D’Adamo, ma chiunque fosse nella mia funzione avrebbe ragione di reagire a tanta scarsa generosità e disinformazione per correggerne il tiro, se non altro per informare i cittadini di Vasto che le cose dette sono a dir poco inesatte e incomplete, se non tendenziose. E pensare che il Centro Rossetti è in largo Piave 8 (Casa Rossetti), a pochi passi dall’abitazione di Nicola D’Adamo, che in tanti anni non mi risulta che vi abbia mai messo piede.
Secondo D’Adamo, quindi, a Vasto poco si sarebbe fatto sui Rossetti, tant’è che egli liquida con “qualche tentativo” gli eventi del passato ricordando, bontà sua, un lontano convegno internazionale, niente meno del 1982, I Rossetti tra Italia e Inghilterra, il primo in assoluto tenutosi in Italia e che richiamò studiosi da tutto il mondo. Da allora in poi (ma forse D’Adamo nel frattempo si è distratto) gli eventi si sono moltiplicati e se dovessi elencarli tutti non basterebbero tutte le pagine di questo giornale che mi ospita. D’Adamo cita poi, come compensazione, l’esposizione della sola Beata Beatrix voluta dall’allora assessore Francesco Paolo D’Adamo, iniziativa lodevole e coraggiosa di per sé, ma faticosa e costosa (compreso il costo del facondo e onnipresente presentatore mediatico), come ben sa l’organizzatore.
Questo per dire che i riferimenti rossettiani di Nicola D’Adamo riguardano prevalentemente le mostre. Ma può Vasto mettersi in concorrenza con La Tate di Londra che i quadri già li possiede? Certamente no. Organizzare una mostra di Dante Gabriel a Vasto significherebbe mettere a dura prova l’intero bilancio comunale e forse dell’intera Regione Abruzzo. E con quale riscontro? In Italia mostre sui Preraffaelliti si sono tenute in grandi città come Torino, Roma, Milano, Ravenna. Ma Vasto, a parte i costi, avrebbe le strutture adatte per accogliere in sicurezza un evento del genere? Non illudiamoci. Piuttosto diamo attenzione a quello che si è fatto negli ultimi anni con convegni e pubblicazioni che hanno fatto e fanno il giro del mondo. Basti citare I Rossetti e l’Italia (2010), Dantis Amor. Dante e Rossetti (18-21 novembre 2015), Memories and reminiscences. Ricordi, lettere diari, memorialistica dai Rossetti al Decadentismo europeo (20-21 novembre 2019), I Rossetti a fumetti.
Questo per ricordare solo alcuni degli incontri scientificamente più significativi. E le traduzioni? E le edizioni di testi? Dovrei purtroppo fare un arido elenco che rischierebbe di essere incompleto. Tutte cose che già fanno di Vasto la città dei Rossetti. Basterebbe che Nicola D’Adamo prendesse un appuntamento con il Centro e gli farei personalmente volentieri omaggio di alcune di queste pubblicazioni, di cui potrebbe, se lo ritenesse opportuno, rendere conto sul suo blog “Noi vastesi”. Tra queste basterebbe citare I Rossetti. Album di famiglia. Documenti, testimonianze Immagini; I Ricordi di William Michael Rossetti (prima traduzione italiana), Dante Gabriel Rossetti, Early italian poets (prima traduzione italiana); le traduzioni di Christina Rossetti (I gemelli di Vanna); le edizioni dei Taccuini inediti di Gabriele Rossetti (2019), La vita mia e Il Testamento, Le Poesie di Gabriele Rossetti. Un interesse, come si vede, che non è solo per il capostipite ma anche per gli altri componenti della famiglia. Quanto alle mostre, anni fa il Centro ne organizzò una, visitata da oltre 4000 persone, di documenti rossettiani (tra cui Il manoscritto del Commento al Purgatorio, di recente prestato all’Accademia dei Lincei). Non posso tacere inoltre delle innumerevoli iniziative più generali promosse dal Centro in qualità di operatore culturale per la città (penso ai seguitissimi “Giovedi Rossettiani”, alle conferenze, all’accoglienza continua di scolaresche, all’acquisizione della biblioteca appartenuta a Pompeo Giannantonio).
Insomma, caro Nicola D’Adamo, queste cose secondo me andavano dette a onor del vero e potrei continuare a lungo (se ne avesse voglia, chiunque potrebbe chiedere di consultare i resoconti quadrimestrali delle attività depositati in Comune). Per non tediare mi fermo qui. E aggiungo che il “Centro Rossetti” andrebbe semmai rafforzato, privato com’è oggi di personale, a tal punto che si è stati costretti a sospendere, tra l’altro, la buona consuetudine dei tirocini con gli studenti universitari. In tutti questi anni, però, va detto con orgoglio, il Centro Rossetti ha contribuito a tenere alto nel mondo il nome di Vasto, molto più, credo, del pur eccellente brodetto di pesce, a dispetto comunque, di chi sa sempre il prezzo di tutto e il valore di niente».