VASTO – Il “Coordinamento spontaneo cittadino per la difesa della salute pubblica” rende noto il proprio rammarico rispetto a quanto emerso dall’incontro in Casa comunale di giovedì scorso in merito ai miasmi a Punta Penna.
Il comitato cittadino così scrive: «L’incontro del 18 maggio in sala consiliare con l’Amministrazione comunale, la Sasi, l’Arta e gli industriali non ha portato nulla di nuovo rispetto ai miasmi e al monitoraggio dell’aria della zona industriale di Punta Penna. Vorremmo dichiarare di esserne delusi, e che le nostre speranze sono state disattese, ma non ci riusciamo perché ce lo aspettavamo.
Nulla di nuovo sotto il sole. È vero, l’Arta ha nuovamente annunciato l’avvio del NOSE, progetto sperimentale che consente ai cittadini di segnalare miasmi sul territorio. Ma è appunto una sperimentazione e, seppure siamo felici e sosteniamo con forza la citizen science, siamo ben consci che dopo trent’anni di segnalazioni in cui nulla finora si è mosso, le nuove segnalazioni che arriveranno – perché sì, arriveranno – molto probabilmente andranno ad aggiungersi alla immensa pila di quelle già lanciate in tutti questi anni. In sala consiliare è andato in scena un teatrino che ci ha fatto sorridere amaramente, con gli industriali che sostenevano di non avere responsabilità e che, anzi, gli odori arriverebbero dai rifiuti delle palazzine Ater (SIC!) come affermato dal referente di Confindustria. Oppure, come ha dichiarato il presidente di Oasi, che sarebbero responsabilità del depuratore della Sasi. Salvo poi ascoltare il presidente di Sasi affermare che a seguito di alcuni sopralluoghi i dipendenti della Sasi hanno più volte manifestato malesseri e che è stata da loro anche trovata della polverina gialla sulle macchine proveniente dall’aria.
Sotto questo punto di vista vogliamo anche prendere le distanze da quanto affermato dal presidente di Legambiente Abruzzo che ha, riportiamo testualmente la sua affermazione, sostenuto che “spesso le industrie insegnano la sostenibilità ambientale” impostando un discorso più industrialista degli industriali stessi.
Crediamo inoltre che la risoluzione del problema non sia una priorità da parte dell’Amministrazione comunale. Chiediamo da anni uno studio sulla qualità dell’aria a Punta Penna, che è cosa diversa dal monitoraggio costante di competenza dell’Arta. Lo studio, infatti, dovrebbe essere commissionato dal Comune a proprie spese. Si dice costi troppo e non ci sono fondi.
Noi a questo punto chiediamo: quanto costa la tutela della salute pubblica? Che sia chiaro, purtroppo non è un rimpallarsi le responsabilità figlio dell’Amministrazione a guida Menna perché il problema va avanti da decenni. Dunque non ci stiamo ad essere strumentalizzati sotto questo punto di vista: sono almeno trent’anni che viene sollevato il problema e nessuno si è preso la briga di risolverlo.
Noi continueremo a sollevare la questione fin quando non verrà risolta definitivamente, e cioè fin quando non ci saranno evidenze scientifiche sotto tre aspetti, in primo luogo: da dove provengono i miasmi di Punta Penna? Poi: Sono meno nocivi per la salute pubblica? Infine: Qual è in generale, dunque a prescindere dai miasmi, la qualità dell’aria di Punta Penna? Sono domande che continueremo a porre in ogni sede opportuna».