VASTO – Nei giorni scorsi i ragazzi delle classi quarte C e D della scuola primaria “G. Spataro” del Comprensivo 1 di Vasto hanno invitato a scuola il giornalista e scrittore, Ettore Gobbato, per parlare di Furci, piccolo borgo in provincia di Chieti a circa 21 km da Vasto, in merito al calo demografico, ma anche degli elementi positivi che l’hanno portato a trasferirsi dopo la pensione in cerca di pace, tranquillità, aria pulita e cibo di qualità.
Gobbato ha raccontato della sua passione di scrittore e giornalista, della sua vita per tanti anni in grandi città come Milano e Roma. Poi con la pensione ha deciso di trasferirsi nel paese della sua mamma, dove spesso si recava in vacanza da bambino: Furci. Ora è anche assessore al Comune e si interessa di tante interessanti iniziative nel paese.
«Tante le domande dei ragazzi, – si legge in una nota della scuola – che in questi mesi stanno svolgendo uno studio sullo spopolamento e l’emigrazione, partendo da un’indagine semplice: chiedere ai propri nonni dove sono nati, approfondendo la tematica con la mostra fotografica dell’Anpi e l’intervista al sindaco di Vasto e presidente della Provincia, Francesco Menna».
«Ettore Gobbato – prosegue la nota – ha raccontato che una volta le famiglie nel nostro territorio erano molto numerose, ora invece moltissimi comuni dell’Abruzzo hanno subìto un calo demografico a causa della mancanza di lavoro. Le persone si trasferiscono nelle città sulla costa adriatica che offre più possibilità. Questo sta portando al rischio di estinzione di alcuni borghi abruzzesi, nei prossimi anni».
«Furci – continua il giornalista – è un paese che ama moltissimo. C’è l’asilo nido, con bimbi che vengono anche da altri paesi, c’è la scuola primaria e media ma con pluriclassi, c’è il medico, la farmacia, due bar, negozi alimentali, il fornaio, il macellaio, la ferramenta, un ristorante e un’azienda artigianale di ventricina. La frana del 1936 ha distrutto il 30 per cento delle case e negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo nella parte alta del paese, ma con lo spopolamento in atto dalla seconda metà del Novecento sono oltre 200 gli alloggi sfitti. Gli abitanti sono circa 800. L’età media è di 56 anni e sono solo 20 i bambini in tutto. Tra le difficoltà maggiori – ha raccontato Gobbato – c’è quello di chi si sente molto male. Le ambulanze ci mettono molto tempo per soccorrere un malato e portarlo in ospedale».
«Lui ha raccontato che gli elementi che l’hanno convinto a trasferirsi nella casa di famiglia sono stati il silenzio del paese, la tranquillità ma anche la linea internet che gli consente di continuare la sua passione, cioè di scrivere. L’aria non è inquinata come nelle grandi città, il cibo è sano, a km 0 e i furcesi sono molto simpatici. Alla domanda dei ragazzi “Cosa si può fare per diminuire lo spopolamento?“, Gobbato ha risposto che servono azioni che rendano conveniente vivere a Furci. Per riattivare l’economia un’idea potrebbe essere ospitare per le vacanze gruppi di pensionati del nord Europa, ma anche promuovere iniziative per recuperare la cultura della vita in provincia, dando valore alle cose, promuovendo anche il turismo con le Giornate Fai, le gare di mountain bike, i percorsi naturalistici, ecc. Stanno arrivando nel paese irlandesi, inglesi e australiani che hanno deciso di investire nel paese per farne un luogo di residenza. Molto si può fare ancora, incrementando i finanziamenti per i borghi, per chi decide di andarci a vivere e per la natalità. Sono importanti anche finanziamenti per risanare il dissesto idrogeologico».
«I ragazzi – conclude la nota – sono rimasti molto colpiti dai racconti di Ettore. Per molti è sembrato strano sentire che davanti a casa sua passassero oggi solo una ventina di macchine al giorno e che, quando era piccolo e tornava in paese, prendesse direttamente i frutti dagli alberi con i suoi amici».