VASTO – Ieri sera, nella Pinacoteca di Palazzo d’Avalos, è stata inaugurata la mostra temporanea (13 maggio – 30 luglio) sulle opere pittoriche di Carlo d’Aloisio da Vasto, frutto di un insieme di collezioni private.
La cerimonia è stata preceduta da una serie di interventi introduttivi, previsti nei giardini, ma poi spostati nel Museo Archeologico di Palazzo, per via delle avverse condizioni meteo.
Presenti il Sindaco, Francesco Menna, l’Assessore alla Cultura, Nicola Della Gatta, il senatore Etelwardo Sigismondi ed il direttore emerito del polo museale di Teramo, Paola Di Felice, oltre al nipote omonimo di Carlo d’Aloisio che ha introdotto e moderato gli interventi.
Nelle parole del sindaco Menna, i ringraziamenti a tutti coloro che hanno fatto da sponsor perché tutto ciò prendesse forma, il Senato, la Regione, la Pro Loco, gli studenti del Liceo Artistico Pàntini-Pudente e dell’ITSET Palizzi e poi la soddisfazione per aver dato una “mission” a Palazzo d’Avalos, cioè, «l’arte pittorica, ma l’arte in generale», dichiara il Primo cittadino. Questo, grazie anche al Premio Vasto e alle altre mostre permanenti come quella del Palizzi o temporanee, ospitati nello scrigno di Palazzo d’Avalos.
Nell’intervento dell’Assessore Della Gatta il compiacimento per la numerosa e interessata partecipazione degli studenti e di tante altre persone in generale alla «concettualizzazione di un artista della nostra terra che non è stato scartato o sottovalutato, ma che per troppo tempo non è stato preso in considerazione, vuoi perché la sua fortuna artistica è stata portata altrove, dove lui abitava, cioè a Roma, vuoi perché l’epoca in cui lui ha fatto cultura era molto difficile: parliamo della dittatura fascista e poi del secondo dopo guerra. Un artista poliedrico che andava ricollocato nella memoria collettiva della nostra comunità».
Il senatore Sigismondi, poi, evidenzia il percorso culturale che è stato fatto nelle scuole, tant’è che sono stati proprio gli studenti a creare il logo per le celebrazioni dal 50° dalla morte ed il 130° dalla nascita di d’Aloisio. «L’intento – dichiara il senatore – è quello di cercare di tramandare quell’eredità culturale di cui Vasto è piena. Allora – conclude – perché è importante ricordare d’Aloisio? Perché nonostante il suo percorso di vita lo abbia portato lontano da Vasto, non ha mai dimenticato la sua città, tant’è che alla sua firma ha sempre apposto la dicitura “da Vasto”, un biglietto da visita che deve essere ben presente ai giovani».
Paola Di Felice, invece, ha illustrato la chiave di lettura non solo della mostra, a del racconto dell’opera artistica di Carlo d’Aloisio: «Carlo d’Aloisio da Vasto è da Vasto perché quella è la sua matrice, quella è la sua città, quello è il suo paesaggio culturale, osservato da bambino, poi da ragazzo. Con sé ha portato l’amore per questa terra: un amore anche straziante, accompagnato dalla necessità di doversi allontanare e da ricordi “sfilacciati” che poi lo portano a ricordare dei particolari che altri avevano dimenticato».
In fine, Carlo d’Aloisio, nipote dell’artista, ha ringraziato le dirigenti del Palizzi e del Pàntini-Pudente; quest’ultima poi ha preso la parola, evidenziando il coinvolgimento, lo studio e il lavoro che gli studenti stanno portando avanti sull’artista, in un «rapporto di consuetudine», come ha affermato la dirigente Orsatti.
«Un progetto partito tre anni fa al Liceo Pàntini-Pudente, un evento che iniziava e che era un qualcosa che stavamo solo immaginando e che voleva interrompere un oblio che durava da troppi decenni. Una frase di Bansky recita così: “Dicono che si muoia due volte. Una volta quando si smette di respirare e una seconda volta, un po’ più tardi, quando qualcuno dice il tuo nome per l’ultima volta“. Noi dobbiamo essere protagonisti della capacità di non far morire Carlo d’Aloisio per la seconda volta».
Al termine degli interventi, il sindaco Menna ha presieduto la cerimonia del taglio del nastro che ha ufficialmente aperto la mostra su Carlo d’Aloisio da Vasto, nella pinacoteca di Palazzo d’Avalos.