VASTO – Otto anni fa Vincenzo Cosco ci lasciava per sempre a causa di un brutto male.
In una notte di maggio, l’allora tecnico della Torres lasciava un vuoto incolmabile, forse nel miglior momento della sua carriera.
Difensore affidabile, salì alla ribalta grazie alle sue indiscusse doti di allenatore: in panchina, cinque promozioni, delle quali due in Serie D, tre in Serie C (Pro Vasto, Val Di Sangro e Matera).
A otto anni dalla dipartita, il ricordo dell’ex allenatore biancorosso non è mai mancato: quello dei tifosi, quello dei dirigenti che lo hanno accompagnato nella sua crescita, quello dei suoi calciatori che lo hanno avuto a disposizione. E soprattutto quello dei suoi seguaci più fedeli. In primis Riccardo Innocenti, con il quale Cosco condivise tre stagioni: una a Vasto, una a Val Di Sangro e una ad Andria.
Della sua umanità e professionalità abbiamo parlato proprio con il Re Leone, uno degli attaccanti più prolifici del calcio di provincia.
Riccardo Innocenti, a distanza di otto anni dalla scomparsa di mister Cosco, cosa provi?
«Un grande vuoto. Penso a lui quasi ogni giorno. Per me era un punto di riferimento. Avevamo un rapporto fraterno. Mi manca tantissimo. Mi sento ancora con la sua famiglia: la moglie Silvana, i figli Luigi e Gaia. Ci incontrammo la prima volta a Roseto degli Abruzzi in compagnia del direttore De Filippis. Estate 2003, avevo 29 anni. Fin da subito mi rapì l’entusiasmo di questo giovane allenatore. Partii in ritiro senza aver firmato, con l’accordo che se mi fossi trovato bene sarei rimasto. Fortunatamente non mi trovai bene, di più. Fu il punto di svolta della mia carriera».
Il tuo anno a Vasto si concluse con la vittoria in finale play off con il Bojano. Durante la stagione ci fu anche un calo fisico che rallentò la corsa al primo posto. Come gestì quella flessione mister Cosco?
«Sì, è vero. Anche a Vasto ci furono momenti difficili accompagnati da qualche contestazione. Ma mister Cosco era un carro armato. Passava sopra qualsiasi cosa. Sempre positivo. Mi ricordo l’aria pesante alla vigilia della partita con l’Isola Liri, che poi vincemmo 2-1. Da lì, un cambio di rotta. Battemmo pure il Manfredonia, vincitore del torneo.
Ricordo la curva sempre piena. Un seguito pazzesco. Nella finale play off tra andata e ritorno credo superammo le 6000 presenze. Vasto è una piazza meravigliosa, dove la gente vive per la propria squadra. A differenza di altre realtà, magari più grandi, che preferiscono sostenere club di Serie A».
È vero che mister Cosco ti regalava libri?
«Sì, mi coccolava. Mi regalava libri per rinforzare il carattere. Ma non solo. Mi regalò persino la macchina per preparare lo yogurt, perché voleva che io la usassi a colazione e merenda. Quindi facevo da cavia alle sue diete. Era così, attento a tutti i particolari».
Hai rimpianti?
«Sì, quello di non aver mai registrato un suo discorso. Era un maestro della comunicazione. Sapeva toccare le corde giuste con espressioni motivazionali. Spesso, al termine degli incontri, i calciatori erano in lacrime. E poi era un sognatore, una persona ambiziosa. “Bisogna sempre puntare alla luna. Mal che vada, si è comunque arrivati in mezzo alle stelle”, questa era una delle sue massime che ricordo con affetto».
Anni bellissimi quelli, mi emoziono tantissimo a leggere questo articolo…altro che andare allo stadio nelle ultime 8 stagioni a vedere giocate da prima categoria..!