SAN VITO CHIETINO – In occasione del passaggio del Giro d’Italia sulla Costa dei Trabocchi, il Circolo culturale dell’Eremo dannunziano, in collaborazione con il Comune di San Vito, ha ieri organizzato un importante convegno sui rapporti tra il grande poeta e lo sport.
A parlarne sono stati invitati alcuni dei maggiori studiosi di D’Annunzio, i professori Gianni Oliva, Mario Cimini e Andrea Lombardinilo che hanno fatto luce sulle predilezioni del poeta per le varie discipline sportive, dall’equitazione alla scherma, dal pugilato al ciclismo. Fin da quando D’Annunzio negli anni Ottanta dell’Ottocento era cronista di “La Tribuna”, curava una rubrica intitolata “Sport e altro”, dove oltre ad interessarsi degli avvenimenti sportivi della capitale, coglieva l’occasione per allargare lo sguardo alla società borghese e aristocratica, specialmente a quella femminile.
«Nel suo linguaggio entravano termini francesi e inglesi come forfait, derby, fiacre, match, bookmakers che andavano a costituire il tessuto di una lingua moderna ed europea, – si legge in una nota degli organizzatori – . A differenza di quanto oggi si vuol far credere, la lingua è regolata dall’uso che se ne fa e non da regole imposte, salvo quando la tendenza al forestierismo è eccessiva e fastidiosa come nella burocrazia».
D’Annunzio era per esplorare l’immenso patrimonio della lingua addirittura recuperando parole perdute, rivitalizzando anche l’antico. Incline per tempra all’agonismo, praticava egli stesso sport come la scherma, l’equitazione, la nautica, arrivando a interessarsi anche di football e di ciclismo.
«Nei giorni di Fiume organizzò un incontro di calcio – specifica la nota – tra la squadra dei legionari e quella degli abitanti della città. In premio c’era uno scudetto tricolore, che poi resterà a simbolo della vittoria nei campionati italiani di calcio. Nel 1936 ricevette al Vittoriale il vincitore del Giro d’Italia, Gino Bartali, a cui regalò una targa, come quando, appassionato di automobilismo, incontrò Nuvolari, al quale regalò a sua volta una tartaruga e una targa con dedica: “All’uomo più veloce del mondo, l’animale più lento”. L’incontro di ieri all’Eremo dannunziano ha dimostrato, come se ce ne fosse ancora bisogno, tutta la modernità di un intellettuale come Gabriele D’Annunzio».