di Nicola D’Adamo
VASTO – La tappa a cronometro sulla Via Verde di ieri da Fossacesia a Ortona ci ha confermato due cose: innanzitutto l’enorme potenzialità della Costa dei Trabocchi portata ulteriormente alla ribalta a livello nazionale con il Giro d’Italia e poi, purtroppo, la dolente nota del ruolo marginale giocato da Vasto in questa occasione, per il fatto che la Via Verde da Torino di Sangro a Vignola non è stata ancora realizzata.
Un evento di questa portata giova molto al turismo, che forse è l’unica leva in grado di contribuire significativamente alla crescita del nostro territorio. Diciamo che da noi la ”materia prima” è buona, anzi ottima, ma va venduta meglio.
Non siamo all’anno zero, però abbiamo assolutamente bisogno di promuovere meglio le nostre peculiarità naturali, gastronomiche, economiche, storiche ed artistiche; e di fare un salto di qualità sui servizi legati al turismo, vale a dire ricettività, ristorazione, eventi, informazione turistica, artigianato, prodotti locali, trasporti, servizi di intermediazione e tant’altro ancora.
Fra questi aspetti, l’esaltazione della “identità locale” assume particolare rilevanza perché il turista sceglie una meta sulla base di ciò che di specifico, di diverso offre quel luogo. E in questo contesto l’enogastronomia recita un ruolo importante.
Ma la valorizzazione di un prodotto richiede una strategia orientata a creare valore operando almeno su due fronti: “quello dell’attribuzione del valore al prodotto da parte del consumatore e della società, e quello dell’efficacia dei processi di produzione da parte del sistema delle imprese”. In altri territori enti e istituzioni promuovono il prodotto locale e gli operatori economici del settore offrono servizi di qualità, perciò tutto funziona.
E noi che facciamo in occasione del Giro d’Italia? Scriviamo orgogliosamente sulla carta intestata del Comune “Vasto Città del Brodetto di pesce alla Vastese”, ma poi facciamo arrivare a Vasto Marina i camioncini dello Street Food con gli hamburger.
E magari invitiamo le persone a scendere alla Marina per la Via del Brodetto inaugurata pochi mesi fa.
Quindi c’è qualcosa che non quadra. E ciò ci costringe a ritornare spesso sull’argomento per sottolineare le enormi potenzialità dell’economia sostenibile legata al mare, in un’ottica di filiera corta e a miglio zero.
Oggi infatti tutti gli studi indicano che il futuro è nelle tradizioni, nel ritorno ai borghi ed alle cose semplici. E il brodetto di pesce, nato come piatto povero, custodisce i valori storici del nostro mare e dei nostri orti, del pesce fresco e dei pomodori “mezzotempo” appena raccolti.
Ma qui si fa finta di non sentire. Un paio di settimane fa, Fano ha annunciato il BrodettoFest 2023 per il 1-2-3-4- giugno con questo titolo: “La kermesse celebra il piatto simbolo dell’Adriatico sotto la direzione artistica di Federico Quaranta. Evento sempre più internazionale con due grandi presentazioni a Barcellona e Londra per illustrare le news 2023 tra cui la gara nazionale delle zuppe di pesce italiane”. E poi aggiunge che “l’evento di Confesercenti, in collaborazione con il Comune di Fano, sostenuto dalla Regione Marche, da Camera di Commercio delle Marche e dal ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare – Masaf, inaugura la bella stagione dell’intera Regione Marche con uno degli appuntamenti più attesi nel panorama gastronomico culturale italiano”.
Molti vastesi, ogni volta che leggono del Festival del Brodetto di Fano, ricordano con amarezza che a Vasto la “Settimana del Brodetto” fu avviata nel 2007 dall’allora vicesindaco Nicola Del Prete e poi si è persa negli anni successivi. Fano invece l’ha mantenuta e l’ha trasformata in un grande evento.
Una volta in azienda si diceva che se vuoi migliorare, devi guardare il primo della classe: vale a dire fare le stesse cose o addirittura superare il primo del tuo settore. La formula è semplice: difficile è applicarla!