ROMA – Natura umana, cervello e mente, cultura e borghi del Vastese nell’analisi del professor Guido Brunetti, in occasione della pubblicazione sulla rivista “Neuroscienze” di un suo nuovo saggio che s’intitola “Mente e coscienza. Il problema difficile delle neuroscienze”. Un avvincente viaggio alla scoperta dei prodigi e dei segreti del cervello che stanno rivoluzionando il progresso della civiltà.
«Una delle più rilevanti contraddizioni di questo nuovo Medioevo della civiltà moderna – afferma Brunetti – è l’emergere di società tecnicamente progredite, ma umanamente barbare. Uno sfasamento tra progresso tecnico e morale. Una società postmoderna opulenta e povera allo stesso modo, benessere materiale e malessere esistenziale. C’è una crescente perdita di umanità, una frammentazione dell’uomo e della società, che portano al rifiuto delle grandi certezze metafisiche. L’età contemporanea ha ucciso Dio, l’anima e il trascendente che sono stati sostituiti da Mammona, il nichilismo, il relativismo, il guadagno, l’odio, l’invidia e l’egoismo. Eccellono e si esaltano gli ignoranti, gli incompetenti, i mediocri».
«Emerge – aggiunge il professore – un complesso intreccio di ragioni, come le lamentate disfunzioni dell’apparato politico e amministrativo e l’aumento di avversione, disprezzo e perfino odio verso la politica e i politici. C’è poi il fenomeno descritto dal semiologo e filosofo Umberto Eco sull’invasione nei social di “legioni di imbecilli” che oggi hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. Un concetto ribadito dal grande psichiatra Andreoli: “il mondo è in mano a imbecilli”. Come non rilevare inoltre il “lato cafone” della società, – sottolinea – ignoranti e quindi arroganti, che evocano quelli di Pirandello o dello scrittore abruzzese Ignazio Silone. Con una differenza, i cafoni narrati dagli scrittori sono persone semplici e buone, umiliate e oppresse, che lottano darwinianamente per la sopravvivenza. Una realtà che trasuda lacrime e sangue. I nuovi cafoni sono inseriti nella società di massa, attaccati allo smartphone in un rapporto di dipendenza patologica, odiano la cultura e gli uomini di cultura, mostrando così, d’accordo con Nietzsche, un’anima bassa e grossolana».
«Nel nostro Paese, l’elenco dei borghi a rischio abbandono è – dicono le ricerche – impressionante. Spopolamento e declino, chiudono scuole, negozi, uffici, abitazioni, fuga, depauperamento demografico, ecc. Borghi ridotti alla marginalità e alla sopravvivenza antropologica segnati da isolamento e immobilismo. Paesetti in “frantumi”, – descrive così Brunetti – secondo l’amara definizione del poeta Rocco Scotellaro. Una desertificazione di memorie, usi e costumi. Un patrimonio di valori secolari espresso da una spiritualità che il consumismo, l’industrializzazione e il degrado sociale e morale stanno distruggendo. Sono situazioni che hanno conseguenze rilevanti a livello antropologico, sociale ed economico. Problemi che vanno affrontati con serietà, competenza e intelligenza e che non meritano retorica, bugie e atteggiamenti superficiali, dimostrando con questo l’incapacità di capire e risolvere le questioni».
Per Brunetti occorrono alla guida del Paese «persone che abbiano comprovate capacità culturali, intellettuali e morali. Sono le qualità teorizzate dai maggiori studiosi, a partire dai primi filosofi greci. Scegliere – precisa Platone – “i migliori, i più competenti, chi più e meglio sa”. Persone sagge e sapienti. La cultura come driver di sviluppo e cambiamento, come forza rigenerativa con al centro la persona umana. Siamo pervenuti infatti alla nascita dell’Homo sapiens attraverso l’evoluzione culturale e l’evoluzione neurobiologica».
«La scienza, la filosofia e la letteratura – conclude – ci permettono di arrivare alle radici della natura umana, di cogliere l’essenza, i significati e i grandi mutamenti sociali, i modi di essere del mondo e della vita e di rappresentare un potente fattore di rinascita. Un nuovo Rinascimento che possa coinvolgere anche i borghi del Vastese. Sono località – aggiunge Brunetti – dalla doppia anima: il fascino del mare e la potenza metafisica della montagna, che suscita il bisogno di spiritualità. Luoghi dalla bellezza selvaggia, ricchi di leggende, storie e simboli. È un messaggio di speranza, quella che sorprende lo stesso Dio (Péguy)».