PESCARA – Nella mattinata di oggi i carabinieri del comando provinciale di Pescara hanno eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare – 18 in carcere e 1 arresto domiciliare – per il delitto di associazione di stampo mafioso e numerosi altri reati satellite (estorsioni, possesso di armi ed esplosivi, traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, danneggiamento aggravato, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, occupazioni abusive di immobili, minaccia aggravata e truffa) tutti commessi a Pescara nel quartiere Rancitelli, con basi operative nel rione “Ferro di Cavallo”.
“La misura cautelare – si legge nella nota diramata dal procuratore distrettuale, Michele Renzo, – è stata richiesta al Gip della Direzione Distrettuale Antimafia all’esito di una lunga e impegnativa indagine materialmente condotta dal Reparto operativo – Nucleo investigativo di Pescara con l’impiego di avanzate tecniche di sorveglianza audio e video, costantemente accompagnate da assidui servizi di osservazione e controllo del territorio. Le attività investigative hanno preso spunto da alcuni reati ‘spia‘ – continua la nota – dai quali si è percepito lo stato di profondo disagio degli abitanti del quartiere – e in genere della cittadinanza pescarese – per la prassi di illegalità invalsa nel quartiere, divenuto gradualmente invivibile per chi non prestasse acquiescenza alle prevaricazioni e non tollerasse passivamente la commissione dei più svariati delitti”.
“Gli esiti delle investigazioni – prosegue il Procuratore antimafia – sviluppate attraverso attività tecniche di intercettazioni audio e video, durate per oltre due anni e puntualmente riscontrati da servizi sul territorio – hanno inequivocabilmente documentato, per la prima volta a Pescara, l’esistenza di un gruppo criminale composto prevalentemente da nuclei familiari residenti nel quartiere Rancitelli dediti alla pratica e all’ostentazione della violenza verso le persone e le cose. La violenza protrattasi nel tempo ha generato una notevole forza intimidatrice e la conseguente condizione di assoggettamento ed omertà di tutti coloro che potevano avvertirne il pericolo. Si è dunque creata la situazione tipica dell’associazione mafiosa descritta dal codice penale, nella quale un gruppo organizzato controlla un determinato territorio sul quale è in grado di compiere impunemente una serie indeterminata di delitti sopprimendo qualsiasi tipo di controllo sociale e legale“.
“In particolare, – sottolinea la nota – le indagini hanno evidenziato episodi di intimidazione contro pubblici funzionari nel corso delle occupazioni e del commercio illegale di ‘case popolari‘; hanno consentito di apprezzare il controllo egemonico sul territorio, nonché l’imposizione di un ‘cartello’ che fissava il prezzo di vendita degli stupefacenti in tutte le piazze di spaccio. La forza dell’organizzazione si avvertiva anche in carcere, ove il gruppo poteva gestire l’ingresso di sostanze stupefacenti e gestirne la circolazione con le medesime prassi violente utilizzate all’esterno, fatte di pestaggi e di veri e propri raid punitivi nei confronti di detenuti insolventi o non ancora piegati alle regole dell’organizzazione. Uno dei leader dell’associazione mafiosa, già ristretto, riusciva ad imporre i suoi ordini, grazie all’utilizzo di apparecchi telefonici dedicati, fatti entrare clandestinamente nel carcere. L’attività d’indagine ha consentito altresì di ricostruire compiutamente le fasi attuative di alcuni incendi dolosi – avvenuti nel rione del Ferro di Cavallo – ad autovetture di proprietà di un testimone oculare di omicidio e di cittadini che, in rarissime ed isolate occasioni, avevano tentato di infrangere il muro di omertà a cui erano stati costretti”.
“Non sono mancate le aggressioni nei confronti di giornalisti, – specifica il procuratore distrettuale – ritenuti responsabili di accendere un faro mediatico sulla condizione del quartiere Rancitelli e sul violento controllo operato dall’associazione su quella parte di Pescara. In questo senso, si ricordano le aggressioni patite da Vittorio Brumotti di Mediaset (26.9.2019, 4.5.2021 e 17.2.2022) e Daniele PierVincenzi della Rai (11.2.2019), ‘rei’ di aver voluto documentare gli affari del rione ‘Ferro di Cavallo’, trasformato dall’associazione in uno dei centri nevralgici dello spaccio in Abruzzo e per altre regioni del centro Italia. La lunga e complessa investigazione, assistita da un’accurata rilettura di plurimi episodi criminosi avvenuti nel recente passato e isolatamente perseguiti, segna un cambio di passo nella comprensione delle dinamiche della criminalità urbana pescarese e sottolinea l’estrema pericolosità dei gruppi organizzati, che riproducono su scala territoriale ridotta, ma con la medesima intensità aggressiva, i fenomeni mafiosi che si è soliti contrastare su scala regionale o nazionale”.
“La Direzione Distrettuale Antimafia, – conclude la nota di Renzo – aspettando con fiducia lo svolgimento delle lunghe e numerose fasi processuali che dovranno confermare o smentire la bontà degli argomenti posti della base misura cautelare, intende ringraziare l’Arma dei carabinieri per l’impegno e la professionalità profusi nelle indagini, che costituiscono la migliore garanzia sulla quale i cittadini possono contare per la tutela dei loro diritti violati dalle organizzazioni criminali”.