VASTO – La comunità vastese, dopo il trasferimento di don Gianfranco Travaglini, perde un altro punto di riferimento, suor Gianna Caponi, della Congregazione delle Comboniane. La religiosa, infatti, non si dava da fare solo per le attività della Caritas, ma più in generale era a servizio del prossimo nella forma del silenzio e della carità autentica; basti pensare all’impegno in carcere ed in ospedale.
La redazione di Zonalocale ha voluto, quindi, intrattenere un dialogo con la religiosa. Alla domanda relativa agli inizi della sua attività alla Caritas, risponde: “Abbiamo iniziato insieme, io ed una suora elisabettina (Figlie della Croce). Quando la sede fu spostata da Genova-Rulli a via Buonconsiglio, dove si trova ancora oggi, non c’era nulla; bisognava ricominciare tutto daccapo. Non c’erano neanche le porte. Era tutto aperto. In quell’anno lì iniziavano a venire molti rumeni in Italia. Poi c’è stato il terremoto de L’Aquila e abbiamo avuto molto lavoro da fare”.
Le chiediamo quante persone si recassero alla mensa durante quegli anni: “All’inizio avevamo una cinquantina di persone” – risponde la suora – “e non era possibile farle mangiare tutte dentro: ce ne entravano grossomodo 42. Si dovettero allestire altri tavoli nell’atrio”.
Chiediamo, ancora, alla religiosa se ci fosse stato un momento in questi sedici anni in cui avesse pensato di lasciare il servizio e la sua risposta è stata categorica: “No, mai!” – e aggiunge – “Sono sempre andata a cercare qualche cosa che potesse aiutarmi, ad esempio, furono organizzati dei giochi per raccogliere fondi per la mensa”. Chi è stato accanto a suor Gianna testimonia, infatti, come si sia spesa con vigore per l’aiuto ai bisognosi, percorrendo tutte le strade possibili per reperire fondi da usare poi nel contesto Caritas.
Alla richiesta della redazione su cosa si sentirebbe di dire alle persone che sono state di aiuto alla Caritas, suor Gianna ci risponde, dicendoci che il suo sentimento è raccolto tutto nella lettera che ha diffuso e che il lettore può trovare qui integralmente: https://www.zonalocale.it/2023/04/11/vasto-caritas-e-corresponsabilita-la-mensa-necessita-sostegni-video/.
Infine le abbiamo detto: “Tu hai donato la vita al Signore, ma i volontari perché si offrono in questo?”. E lei non ha esitato a sottolineare che è “un modo per fare qualcosa per gli altri” e ha aggiunto: “Le mie volontarie sono generosissime, non si tirano indietro se c’è da fare di più”.
Al termine della chiacchierata la suora ci fa vedere, con leggero imbarazzo, i riconoscimenti ed i segni di gratitudine per l’impegno serio e totale profuso per la causa dei più poveri. Si tratta di due targhe celebrative: una dall’Amministrazione comunale e l’altra dalla Caritas diocesana.
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