VASTO – Per comprendere il perché la parola Pasqua sia sinonimo di resurrezione, dobbiamo analizzarne l’etimologia ebraica. Pèsach o Pèsah (פסח) è la Pasqua ebraica, la festività che celebra la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù dell’Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. È fondamentale allora prendere in considerazione la parola passaggio: cos’altro potrebbe essere altrimenti l’uscita degli ebrei dall’Egitto, verso quella “terra in cui scorrono latte e miele”?
Il passaggio per il cristianesimo, dunque, è la parola che assume in sé il mistero che celebra la resurrezione di Gesù, il suo passare dalla morte alla vita. Ma non finisce qui perché, con essa, Cristo strappa alla morte ogni credente (come nell’immagine strappa Adamo ed Eva dagli inferi) e lo fa per mezzo della vita sacramentale a cui il cristiano è chiamato. Il Battesimo, tuttavia, è il primo grande momento in cui Cristo ci redime dalla morte. Non a caso la Chiesa lo ha sempre inserito nella grande Veglia pasquale.
La Pasqua cristiana, la festa per eccellenza, tuttavia non è solo quella del Sabato Santo e del Giorno di Pasqua; inizia con il Giovedì Santo e precisamente con la Messa in Cœna Domini (Cena del Signore), prosegue con il Venerdì di Passione e si estende sino alla solenne Veglia del Sabato, come se fosse un unico grande giorno diviso in tre tempi: il cosiddetto Triduo Pasquale. La Domenica di Resurrezione, poi, non è che il prolungamento dell’Eucaristia notturna. Ogni domenica dell’anno diventa così la Pasqua della settimana. Quel continuo “primo giorno dopo il sabato”.
Sembrerebbe banale – ma non lo è – dire a questo punto che le celebrazioni del Triduo sono per una vita che si rinnovi, perché “svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni”, esso “rivesta il nuovo”, come scrive l’apostolo Paolo nella Lettera ai Colossesi. Il Vangelo di Giovanni, tuttavia, ci permette di prende in considerazione, con le parole di Gesù, le “azioni dell’uomo”: “Viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce (del Padre) e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”.
Di qui l’invito evangelico torna ad essere quello della conversione, anzi, meglio si direbbe, con una parola dal gusto tipicamente pasquale, quello della risurrezione! Un passaggio, per analogia, dalla schiavitù faraonica alla terra promessa; dall’essere ossa inaridite all’essere ricolmi di Spirito e rivivere, come scrive il profeta Ezechiele; dall’essere assoggettati all’antico tentatore alla vita nuova in Cristo che è per tutti quelli che la vogliono.
Auguri per una Santa Pasqua! Auguri di Resurrezione!