VASTO – L’Abruzzo ha conservato molte delle tradizioni relative alla Pasqua, strabordanti di manifestazioni e cerimonie. L’emblema di ciò da tutta la sua esplicazione negli sforzi e nelle gesta che tutto il popolo ‘’forte e gentile’’ che si adopera in tutte le esecuzioni dei riti della settimana Santa. Basti pensare alle varie processioni del venerdì Santo che vengono messe in atto, tra le più famose quelle di Chieti, de L’Aquila, di Sulmona, di Lanciano, di Vasto e di Teramo.
Il cuore di queste sacre marce risiede proprio nella contemplazione e nell’adorazione della bara di Cristo morto, che rito vuole sia accompagnato da i simboli della passione: la lanterna e il gallo, la scala, il martello, la lancia, la spugna, il drappo del volto santo, le funi e la corona di spine. Vere e proprie rappresentazioni che cercano di ricreare scenari in cui i fedeli si ritrovano in contemplazione e preghiera, espiando i propri peccati.
A Capistrello, ad esempio, in passato, un uomo girava per le vie del paese vestito da soldato urlando il nome di Gesù, impersonificato da un giovane che restava nella chiesa del Calvario fino al sabato Santo.
Ancor’oggi Barrea rivive ‘’La passione vivente’’, catapultando il paese nella Gerusalemme dell’epoca di Cristo.
Scanno e Lanciano vivono la processione degli incappucciati, bianchi per la prima e neri per la seconda.
CALVARIO
Passione.
Cammino di dolore.
Tormento.
Soffrire come te, portare con amore
la croce
fino al Calvario,
cadere
versare lacrime
morire
per una vita senza fine.
Nicola Bottari (Poeta di Cupello, 1921-2017)
Oltre le rievocazioni, ci sono anche una serie di tradizioni folkloristiche, degne di nota, che trasmettono tutto il fervore che lega le genti al culto della Settimana Santa.
Ancora qualche donna, nel lancianese, è solita non spazzare la casa nel giorno del venerdì santo e non stendere la tovaglia sulla tavola.
Il legare e lo sciogliere delle campane, ovvero il periodo che intercorre tra l’ultima cena e la resurrezione di Cristo, è vissuto ancora con molta devozione e osservanza. Ci sono persone che ancor’oggi sono attente a non consumare la carne o addirittura a digiunare come segno di rispetto. Altre credenze son invece relative alla guarigione da malattie proprio in questi particolari giorni dell’anno. Un’altra tradizione, ormai quasi totalmente estinta riguarda la veglia notturna che le donne facevano ai sepolcri, il corpo di Cristo non doveva assolutamente restare solo.
Ogni rito, ogni manifestazione, ogni celebrazione trova poi il suo culmine nella giornata della santa Pasqua. Le famiglie si riuniscono, e si stringono attorno ad una tavolata, consumando tra sorrisi e lunghe chiacchierate tutti i piatti della trazione, che ancora una volta, regna regina.
PASQUA
È un ricordo la tristezza,
la paura, il pianto..
Cristo è risorto!
Fasci di luce
rischiarano la terra, la speranza rinasce.
Sinfonie, olezzi…
il creato è in festa.
Esulta il cielo che opera prodigi e invita alla gioia.
Nicola Bottari (Poeta di Cupello, 1921-2017)