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La cucina lancianese a Pasqua: tradizione e cultura

Al via con i ''rindroceli'', agnello impanato e pasta nera

Progetto senza titolo 2023 04 08T114721.209

LANCIANO – Lanciano, così come tutti paesi dell’Abruzzo, è pronta a vivere la giornata all’insegna della tradizione. Se da una parte, la stessa è stata protagonista dei riti liturgici della Settimana Santa, nella giornata di Pasqua ogni casa in Abruzzo si adopera per rispettarla anche a tavola.

C’è da precisare che nei giorni addietro devozione vuole non si siano consumati piatti di carne, o addirittura, sia osservato un rispettoso digiuno a partire dal giovedì Santo fino proprio alla mattina di Pasqua. A questo punto, bisogna correre ai ripari, le tavole abruzzesi strabordano di leccornie e gustosità.

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Avviciniamoci a questi momenti vissuti secondo la tradizione lancianese.

Nel pranzo pasquale tipico non possono assolutamente mancare i ”rindroceli”. Pasta fatta in casa di più umile preparazione che si concretizza in uno dei piatti più succulenti la cucina del posto vanti. Farina, bianco dell’uovo e sale, poi il via alla preparazione, e per questa sì, un po’ di fatica ci vuole! Le mani delle signore del posto mostrano tutta l’esperienza in campo. I movimenti devono essere sicuri e decisi, ”ammassare” è una vera e propria arte! La pasta deve essere poi lasciata ”riposare”, poi ripresa, poi lasciata riposare un’altra volta. La signora Natalina Fantini spiega a Zonalocale, tutta la dedizione che impiega nel curarla. Successivamente si passa all’attacco con i vari ”mattarelli”, strumenti impiegati per distendere gli impasti solidi. ”Per dare la forma – precisa Natalina – o hai una bella chitarra a corde larghe, oppure usi il matterello di legno a posta, così le strisce vengono belle doppie, perché così devono essere, doppie e cicciotte”.

7e99694c 8bf2 4ebb 9d15 bdce17d86620

Altra peculiarità fondamentale è il sugo, ”A questa pasta ci vuole un sugo buono buono, non un sugo qualsiasi – continua l’anziana nonnina alla soglia dei 90 anni – deve cuocere almeno almeno per un’ora. Quattro tagli di carne con le ossa, non il semplice macinato”.

Altri primi che non possono mancare sulle tavole lancianesi a Pasqua sono la lasagna, rigorasamente rossa e con tanto condimento, e il brodo. ”Devi andare dal macellaio e farti dare le stecche di carne per farlo – dice Natalina  – e ci metti mezza gallina, deve essere mista la carne e deve cuocere per due, tre ore. Poi filtri il brodo, ci sfili la carne cotta e ci fai cuocere i tortellini, sempre fatti in casa”.

Il secondo ha due capisaldi, agnello e tacchino, ”Ma l’agnello deve essere impanato per attenersi proprio alla tradizione – ci racconta il signor Benigno Lafarciola – Poi il tacchino in padella, a fette, semplice e super buono. I contorni non possono mancare, e si sa, le patate al forno sono sempre le migliori”.

Il dessert è rappresentato rigorosamente dalla ”pupa” e il ”cavallo”. Pasta nera di mandorle e cacao con cioccolato fuso che, come tradizione vuole, le nonne preparino alle nipotine e i nipotini. Stesso procedimento ma forma diversa poi per i ”cuori”, altro dolce a dir poco tipico della cucina abruzzese i cui dettagli variano di paese in paese. A Lanciano ad esempio, è vuoto, semplice, mentre in altre zone dell’Abruzzo, lo stesso dolce viene arricchito da un ripieno glassato.

28174d08 bd6f 4317 9ef3 107b1802b771

Natalina Fantini ci spiega però che molto tempo fa il dolce della tradizione era un altro: ‘’Prima non c’era tutta la ricchezza che c’è oggi, le cose da mangiare erano poche, ci si accontentava e si stava meglio di adesso. Il dolce pasquale che faceva mia mamma era la pasta del pane, a forma di colomba, con un uovo lesso sopra. Genuino, senza troppi fronzoli. Lo insegno sempre ai miei nipoti, le cose semplici sono le più buone’’.

di Chiara Gallo ([email protected])
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