VASTO – Successo assicurato per il pubblico che ieri ha assistito al concerto O Vos Omnes del Coro polifonico Histonium nella concattedrale di San Giuseppe a Vasto. Il gruppo diretto dal M° Luigi Di Tullio ha voluto omaggiare l’apertura della Settimana santa. Circa 14 brani che hanno riprodotto in canto e musica la sofferenza di Gesù Cristo sulla croce e il dolore silente di “una madre, la Madonna, che perde il proprio Figlio per donare la vita gli altri“, come ha detto don Luca Corazzari, parroco della chiesa ospitante.
L’evento si è aperto con i saluti istituzionali dell’assessore alla Cultura, Nicola Della Gatta. che ha ricordato don Giovanni Pellicciotti. A lui dedicato il concerto e tutte le manifestazioni che si svolgeranno durante la settimana pasquale. “Per la prima volta – ha detto Della Gatta – abbiamo realizzato un calendario unico. Riti che vanno oltre la fede e che rappresentano il patrimonio immateriale della comunità. A Vasto – ha sottolineato – tutto comincia con la processione della Sacra Spina di venerdì scorso e si conclude con la celebrazione eucaristica dell’Arcivescovo Bruno Forte la domenica di Pasqua qui a San Giuseppe”.
Il concerto prende il via al buio, con il solo organo di Francesco d’Annibale che suona In Paradisum di Maurice Duruflé, per poi proseguire con Lamento ebraico, canone a tre voci e le parole di Licia Trofini che recita “Dove regna carità e amore, qui è Dio. Amiamoci di cuore, sinceramente”.
Il coro fa il suo ingresso, sempre al buio, e si posiziona sull’altare maestoso della concattedrale, il cui unico senso appagato degli spettatori è l’udito. Il gruppo del M° Di Tullio ripercorre le vicende della Passione. Sul monte degli Ulivi Gesù prega il Padre. “Allontana questo calice. Lo Spirito è forte, ma la carne è debole. Padre, sia fatta la Tua volontà“.
Nel Vangelo di Matteo Gesù si sente solo e invoca il Padre. Qui è l’uomo che ci parla dalla croce. Alla fine tutto è compiuto. Le ultime parole di Cristo Elì Elì è il brano di György Deak-Bardos. “Fermatevi popoli tutti e guardate il mio dolore”, recita la voce di Trofini che anticipa O Vos Omnes, Ufficio delle Tenebre, antifona del salmo del Sabato santo, Lamentationi di Geremia.


Il concerto prosegue con Ecce quomodo moritur iustus di Pomponio Nenna, tratto dal libro del profeta Isaia. “Ecco come muore il giusto. Gli uomini giusti ci sono portati via e nessuno ci fa caso. Il suo ricordo sarà nella pace” sono le parole che il coro Histonium trasfigura nelle sole voci polifoniche. Continua con Crucifixus di Antonio Vivaldi e siamo alla morte del Figlio dell’Uomo.
Da qui comincia il dolore pacato e le lacrime sommesse di Maria ai piedi della croce, raffigurati dal suono della fisarmonica di Damiano Di Tullio, corista e giovane musicista, da poco laureatosi al Conservatorio di Pescara con Revelation di Sergey Voytenko. I testi sono di padre David Maria Turoldo e don Tonino Bello. Gesù è spirato.
“Madre, tu sei ogni donna che ama. Tu sei ogni donna che piange per un Figlio morto e tradito”. “Ora pro nobis peccatoribus“, sanguinanti implorazioni umane dell’Ave Maria e della supplica del Rosario. È il tempo dell’ignoto, frazione dell’eterno destino, passaggio difficile che non si può programmare nei tempi e nei luoghi, dal quale nessun uomo può scappare: la morte. La croce è una collocazione provvisoria perché ognuno porta con sé la propria.
“Finalmente entreremo nel Regno dei cieli” che pregustiamo nel Sacramento eucaristico con il Corpo e il sangue di Gesù trovando rifugio e preghiera in Ave Verum Corpus di Franz Liszt. Apprezzatissimo il brano originale Agnus Dei , del coro Bernardino Lupacchino dal Vasto. La trascrizione porta la firma del M° Di Tullio.
Il concerto si conclude con Pie Jesu di Maurice Duruflé, lo stesso autore con il quale è cominciato, quasi a creare un cerchio immaginario di melodia e meditazione. Appena un’ora di incanto.
La serata è stata presentata dal giornalista Pino Cavuoti.


La chiesa è una casa di preghiera, non di spettacolo.
Gentile lettrice/lettore,
diceva Sant’Agostino: “Chi canta bene, prega due volte”. Saluti, la redazione