LANCIANO – In Abruzzo, le imprese artigiane che operano nei comparti manifatturieri con la maggiore intensità di utilizzo dell’acqua, a rischio emergenza in vista dei mesi più caldi, danno lavoro a 4.045 addetti. Se l’Abruzzo, con una dispersione in distribuzione pari al 59,8%, è al secondo posto dopo la Basilicata, Chieti è maglia nera d’Italia: nel comune si perde il 71,7% dell’acqua immessa in rete. E’ quanto emerge da un approfondimento condotto, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua, dal Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila, che ha elaborato dati della Confederazione nazionale e dell’Istat. Dopo Chieti, ci sono Pescara (58,9% di dispersione) e L’Aquila (50,7%). Si salva solo Teramo, con il 28,6%.
Per quanto riguarda le misure di razionamento, nel 2021 a Chieti la riduzione e sospensione dell’acqua potabile è avvenuta per 172 giorni per fascia oraria e/o per tutto il giorno a giorni alterni per un totale di 40mila persone coinvolte. Da questo punto di vista, quella di Chieti, insieme a poche altre città, è una delle situazioni più critiche d’Italia. Il 35,2% degli abruzzesi, tra l’altro, non si fida a bere acqua del rubinetto: il dato è più alto della media nazionale, pari al 29,4%.
“I numeri parlano chiaro – affermano il presidente di Confartigianato Chieti L’Aquila, Camillo Saraullo, e il direttore generale Daniele Giangiulli – ci troviamo di fronte a reti colabrodo e, come viene annunciato da più parti, ci attendono ancora mesi di emergenza idrica. I dati fotografano l’inadeguatezza del sistema idrico abruzzese, che di efficiente ha ben poco, nonostante i costi alti sostenuti da utenti e imprese. I cittadini, gli artigiani e il sistema produttivo abruzzese, al contrario, meritano un sistema idrico efficiente e moderno. Significativi anche i dati sulla poca fiducia verso l’acqua del rubinetto: la qualità delle nostre acque è altissima e in tal senso servirebbe una campagna per sensibilizzare i cittadini, anche ai fini della riduzione dell’uso della plastica e in un’ottica di sostenibilità”.
Una vera e propria emergenza così come sottolineato dai giovani abruzzesi di Coldiretti, che ieri mattina sono riuniti a Lanciano per la giornata dell’Academy, il format di formazione strategico-sindacale per favorire il confronto sulle problematiche del settore tra le nuove generazioni in linea con l’impegno di Coldiretti per la tutela del made in italy agroalimentare. “L’acqua non scorre, il tempo si”. Si è trattato di una intera giornata di formazione per trenta under 30 recentemente insediati in agricoltura in una full immersion nei temi e nelle problematiche più sentite dagli agricoltori. Presenti, oltre al direttore regionale Roberto Rampazzo, il presidente di Coldiretti Chieti Pier Carmine Tilli e il direttore provinciale Francesco Perillo, il delegato di Coldiretti Giovani Impresa Giuseppe Scorrano nonché Daniela Dionesalvi e Cristina Greco della segreteria nazionale del movimento degli under 30.
“Nella giornata mondiale dell’acqua, mai come in questo momento ne abbiamo chiara l’importanza – ha detto Scorrano ad apertura dell’incontro – oltre al problema della siccità e del cambiamento climatico, la mancanza di risorsa idrica dipende anche da una gestione non funzionale alle esigenze con danni che in Abruzzo si aggirano intorno al 180milioni di euro annui. I giovani agricoltori – aggiunge Scorrano – sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare. La mancanza di precipitazioni mette a rischio un terzo del made in Italy e sta condizionando le scelte delle aziende agricole, anche più strutturate, che sono spesso costrette ad importanti cambiamenti colturali – ha aggiunto Scorrano – è necessario puntare ad una progettualità che sani le inefficienze e risolvere il problema del commissariamento dei consorzi di bonifica, enti strategici che potrebbero essere uno strumento di progettazione al passo con i tempi e le esigenze presenti e future”.