PESCARA – “Quando conobbi Giacomo ero un ragazzo di 16 anni e collaboravo al periodico Il Dibattito del caro Enzo Ciammaichella, compagno cattocomunista di rara sensibilità politica e passione per la cultura critica. Lui era tornato da Milano e dal ’68 studentesco e operaio, con un bagaglio politico e culturale di grande fascino per noi che iniziavamo in quegli anni a fare politica nella nuova sinistra a Pescara. Tra le stragi fasciste e il nascente terrorismo, nell’onda lunga delle lotte operaie e giovanili e della grande avanzata del Pci”. Sono le prime parole di Gianni Melilla, presidente emerito Consiglio regionale d’Abruzzo, per ricordare Giacomo D’Angelo, intellettuale e scrittore pescarese scomparso ieri a 83 anni.
“Giacomo – continua Melillo – per me è stato un punto di riferimento, dal circolo “12 dicembre” al suo impegno nel sindacato dei bancari della Cgil. Ci ha fatto conoscere meglio grandi abruzzesi che lui amava come Mattioli, Flaiano e Federico Caffè.
Il suo spirito critico era indomabile da ogni logica di appartenenza politica e sindacale. La sua onestà intellettuale è stata proverbiale. E anche per questo ha avuto una stima generale. Gli ho voluto bene, molto e non sono riuscito a pareggiare i conti rispetto a quanto mi ha donato umanamente, culturalmente e politicamente“.