di Fabrizio Scampoli
VASTO – La notizia circola da qualche giorno e dà l’abbrivio a un interessante dibattito a livello nazionale: il governo Meloni avrebbe intenzione di varare la settimana lavorativa di quattro giorni. L’esecutivo, attraverso il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sta mostrando infatti interesse verso l’ipotesi lanciata dal segretario della Cgil, Maurizio Landini.
Già sperimentata con successo in Inghilterra, la settimana corta potrebbe quindi trovare applicazione anche in Italia. Il modello è quello che è stato avviato, con buoni risultati, in diverse aziende d’oltremanica: qui una sperimentazione ha portato alla conclusione che la settimana lavorativa di quattro giorni, con meno ore lavorate ma a parità di stipendio, rende i dipendenti più contenti e aumenta la produttività. Sarebbe una vera e propria svolta epocale anche in Italia: nel nostro Paese però sono davvero poche le aziende che stanno provando a mettere in campo un’organizzazione produttiva del genere, ma il governo sembra disposto a un’apertura in questa direzione. Infatti, in un’intervista a La Stampa, il ministro Urso ha confermato l’interesse governativo verso questa idea.
Ma quali ripercussioni potrebbe avere in Italia la settimana lavorativa di quattro giorni?
Sicuramente sarebbe una rivoluzione nei nostri sistemi produttivi e nella nostra filosofia esistenziale: lavorare di meno con lo stesso stipendio e avere più tempo libero. Landini, segretario Cgil, ha già annunciato che a metà marzo, in occasione del congresso sindacale, presenterà una proposta concreta per la settimana corta anche in Italia.
La settimana lavorativa di 4 giorni in Italia, nella visione del sindacato potrebbe essere considerata con l’obiettivo di aumentare produttività e occupazione. Secondo il ministro invece l’applicazione di questo sistema dipende dalle condizioni del Paese, perché abbiamo dei punti di forza e dei punti di debolezza. La problematica principale da risolvere infatti, secondo Urso, è il fatto che l’occupazione in Italia è concentrata soprattutto al Nord, mentre è molto bassa al Sud e servono inoltre investimenti sul lavoro femminile.
Bisogna quindi evitare che questa misura diventi un incentivo all’emigrazione interna verso le grandi fabbriche e aziende del Nord.
L’idea rivoluzionaria, dunque, sarebbe quella di permettere ai dipendenti di lavorare per quattro giorni alla settimana, quindi per meno ore, senza una riduzione dello stipendio. Il governo, come spiega Urso, si mostra seriamente intenzionato a lavorare sul tema senza pregiudizi. E lo stesso ministro assicura che c’è la volontà di coinvolgere imprese e sindacati nel processo decisionale.
Dall’utopia dei falansteri di Fourier alla visione rivoluzionaria di Marx, dalle proposte di Weber a quelle di Marcuse il passo è breve e il mondo della produzione potrebbe cambiare quanto prima. Chi vivrà vedrà. E lavorerà.
Un contratto Monte Ore Garantito già in uso ma talsì camuffato 🙈🙉🙊