di Nicola Manzi*
ATESSA – Lo stabilimento FCA Italy, ex Sevel, che ferma la produzione per mancanza di componenti, è una situazione che dal 2019 ad oggi riguarda principalmente la mancanza di semiconduttori e microchip. Se si considera che un veicolo moderno, e in questo caso il furgone commerciale leggero costruito nello stabilimento Stellantis di Atessa, può contenere migliaia di microchip, si può capire qual è la portata di questa crisi per il comparto automotive, crisi che non accenna a diminuire e che, per alcuni analisti, potrebbe perdurare fino al 2026.
Se da un lato infatti la domanda di semiconduttori da parte dei consumatori del mercato informatico avrebbe raggiunto il picco massimo (l’inflazione sta portando le persone ad essere più caute nell’acquisto di computer portatili, smartphone e device tecnologici), dall’altro la crisi della componentistica elettronica, anche secondo le previsioni dello stesso amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, durerà ancora per tutto il 2023 per il gruppo motoristico che può contare su due-tre fornitori che in questo momento stanno avendo grossi problemi di approvvigionamento sia delle materie prime sia nell’assemblaggio.
L’industria europea e una grande casa automobilistica non possono sottostare alla fornitura altalenante dei semiconduttori da parte dei Paesi asiatici. In Europa stabilimenti che producono microchip sono presenti in Francia, Germania, Paesi Bassi ed anche in Italia, a partire dalla LFoundry di Avezzano.
Se Stellantis vuole guardare anche oltre il 2023 e superare lo stallo produttivo, dovrà investire in Europa su aziende che garantiscano la fornitura dei semiconduttori per rendere autonoma la produzione dei veicoli commerciali leggeri e delle auto. Non riuscire a produrre il Ducato nello stabilimento di Atessa crea danni economici ai lavoratori diretti e indiretti e favorisce i marchi concorrenti che stanno approfittando delle difficoltà di casa Stellantis per produrre prodotti simili che ancora tirano moltissimo sul mercato, come conferma l’alto numero di commesse di Fca Italy che però lo stabilimento non riesce ad evadere.
La stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ricordato nel 2022 nel Digital summit di Tallin in Estonia che “senza chip non c’è economia moderna”. Quasi l’80% dei fornitori delle aziende europee che operano nel settore dei semiconduttori ha sede al di fuori dell’Unione Europea: è giunto il momento di invertire la rotta”.
Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, al recente tavolo del Mimit con Stellantis, ha sostenuto che è necessario accelerare i tempi delle misure da mettere in campo, che prevedano la ridefinizione dell’intera filiera della componentistica, compresi i semiconduttori e la creazione di una rete infrastrutturale presente in tutt’Italia, Abruzzo compreso. Per farlo Governo e Regione Abruzzo non possono restare a guardare.
*coordinatore della Uilm Abruzzo
Comunque Semiconduttori si scrive attaccato